LETTERE D’AMORE D’ANTAN – MAJAKOVSKIJ E KAFKA di Grazia Valente
Lettere d’amore d’antan – Majakovskij e Kafka di Grazia Valente
Si scrivono ancora, oggi, le lettere d’amore? Noi pensiamo di sì, magari non più con la classica penna (ma quale fascino aveva, la scrittura a mano!) .
Dichiarare il proprio amore mediante la parola scritta ha un valore molto diverso rispetto a una dichiarazione fatta a voce, richiede uno sforzo intellettuale particolare, bisogna che il sentimento abbia in sé una tale vitalità da animare con la sua forza interiore il pensiero che si fa parola, oltre naturalmente al fatto di saperle usare, le parole.
La parola scritta ha una particolarità fondamentale, nei rapporti tra le persone: la si può ritrovare quando si vuole. E nei rapporti amorosi quale emozione può costituire la rilettura di una lettera d’amore!
E’ interessante andare alla scoperta delle lettere d’amore dei grandi della letteratura, quando gli innamorati si scrivevano eccome, a volte le lettere erano il solo mezzo per comunicare il proprio sentimento, costretto alla lontananza. Molte di queste lettere sono state pubblicate e ci è così possibile, attraverso questi carteggi, comprendere meglio la personalità dell’autore (o dell’autrice).
Molti anni fa, tra il 1917 e il 1930, Vladimir Majakovskij (1893-1930), poeta, scrittore, drammaturgo, pittore, innovatore della cultura nel senso più ampio , scrisse numerose lettere a Lilja Brik, di cui era innamorato ricambiato, sia pure con fasi tormentate, e con la quale visse quindici anni, dal 1915 fino alla propria tragica morte.
Lilja Brik, scrittrice, attrice e scultrice, aveva partecipato alla rivoluzione russa del 1905, quindi con Majakovskij vi era anche un’intesa sul piano politico oltre che su quello artistico (la Brik era stata la sua attrice nel Mistero buffo). Lilja era sposata e il marito, il commerciante nonché critico letterario Osip Brik, amico di Majakovskij, al quale era legato da “interessi ideali e dal comune lavoro letterario” (sono parole della stessa Brik) era stato messo al corrente della relazione dalla stessa Lilja e aveva accettato la scabrosa situazione (oggi la si chiamerebbe, quella dei Brik, una coppia aperta). Instaurarono così una specie di ménage a tre , un sodalizio amoroso e intellettuale.
Queste lettere, che a volte somigliano piuttosto a bigliettini, data la loro concisione spesso telegrafica, erano messaggi pratici su fatti e notizie dei quali la Brik veniva messa al corrente. Ricordiamo che il periodo storico era quello successivo alla Rivoluzione russa, alla quale Majakovskij aveva partecipato attivamente. Si intrecciano quindi in queste lettere avvenimenti legati al teatro, alla politica, all’attività sindacale. Una vita piena, intensa quella dei due amanti.
Le lettere contengono anche, ovviamente, originali espressioni amorose:
«Scrivi, mio piccolo sole»; «Caro, accecante e dolce Lisyonis»;«Caro, amato, ferocemente dolce Lilik» (spesso volgeva il nome Lilja al maschile);«Ti bacio con tutte e due le labbra».
Come in ogni amore il poeta esprime sofferenza per la lontananza, dovuta ai suoi impegni politici e culturali, gioia per l’arrivo di una lettera dopo un silenzio che appare lunghissimo. Sempre la implora di scrivere di più, ma sa anche essere ironico («Ti bacio 10.000.005.678.910 volte«).
Soprattutto ha destato in noi tenerezza unita a un velo di tristezza quella firma «cucciolo» accompagnata dallo schizzo di un cagnolino che era solito disegnare alla fine di ogni lettera. Oggi tutti noi che leggiamo guardiamo con curiosità quei disegni con i nostri occhi freddi di lettori, e non con lo sguardo tenero degli innamorati di allora.
Quale prezzo occorre pagare, quando il talento ci rende famosi! Non apparteniamo più a noi stessi, diventiamo merce a disposizione di tutti.
Le lettere di Majakovskij a Lilja Brik non hanno un particolare valore letterario, leggerle ci è parsa quasi sempre un’intrusione. Sono state pubblicate solo in ragione della fama del protagonista. (Lettere d’amore a Lilja Brik – Oscar Mondadori)
Grande emozione, anche sul piano letterario, ci hanno suscitato invece le lettere di Franz Kafka (1883-1924) a Felice Bauer, raccolte in un bel volume edito nei Meridiani Mondadori («Lettere a Felice»).
Quello che colpisce immediatamente è il tono intimo e colloquiale che il grande scrittore boemo usa già nelle prime lettere a Felice, quando è ancora nella fase del baciamano e la apostrofa con «Cara signorina Felice». Questo contatto epistolare contribuisce a placare in Kafka il forte bisogno interiore ad aprirsi e a confidarsi in modo totale.
Alcune lettere sono lunghissime, appaiono piuttosto come pagine di diario in cui lo scrittore annota minuziosamente la sua giornata, con gli incontri, le conversazioni avute, le sue impressioni, i tormenti di scrittore: «Da tre giorni sto scrivendo pochissimo al mio romanzo e quel poco con facoltà che forse basterebbero appena per spaccare la legna …».(Ricordiamo che Kafka, nella sua sterminata produzione letteraria, è autore anche dei “Diari”, pubblicati anch’essi nella collana I Meridiani Mondadori).
La prima lettera a Felice porta la data del 20 settembre 1912 e Kafka la scrive su carta intestata dell’Istituto di Assicurazione contro gli Infortuni dei Lavoratori, dove lui lavora. Il primo incontro con la Bauer è avvenuto il 13 agosto a Praga, lui ne è rimasto folgorato. Felice non è particolarmente bella ma si presenta agli occhi di Kafka come una donna interessante al punto che lui pensa immediatamente che quella sarà la donna della sua vita.
Le notizie biografiche sulla Bauer sono piuttosto scarse, è una ragazza che vive a Berlino, lavora prima come stenodattilografa poi come impiegata. In breve tempo farà anche carriera. La storia d’amore con Kafka si rivela molto problematica, i due si lasceranno diverse volte, pensano anche al matrimonio, fino alla separazione definitiva. E il più riluttante è proprio Kafka, pieno di dubbi e di tormenti che culminano nella consapevolezza della sua malattia (la tubercolosi) che lo spingerà a troncare ogni rapporto con la Bauer.
«Tu sei a un tempo la pace e l’agitazione del mio cuore ». Ma non c’è soltanto questo, nella voluminosa, assillante corrispondenza tra Kafka e Felice, con la quale fu fidanzato per cinque anni: una storia d’amore scritta attraverso centinaia di lettere. Kafka parla spesso del suo rapporto totalizzante con la scrittura, che rappresenta per lui una ragione di vita. Descrive i suoi tormenti, vorrebbe dalla ragazza pronta risposta alle sue lettere, la rimprovera anche soltanto per il ritardo di un giorno. Tutta la sua sensibilità di uomo e di scrittore si riversa in questa corrispondenza, cercando in Felice l’attenzione e la dedizione che lui desidera e quasi esige dalla ragazza.
Secondo i curatori dell’opera, all’inizio della relazione Kafka si trovava in uno stato di grazia, che gli permise di scrivere tre delle sue principali opere: La condanna, Il fuochista e La metamorfosi, in soli tre mesi. E perché si trovava in uno stato di grazia? Perché «aveva una donna vicina ma con la quale non era costretto a parlare (di presenza ammutoliva facilmente), ma lontana da poterle scrivere. Kafka sapeva bene che le sue parole erano «potenti» (così nella prefazione) . Ed ecco riversare in queste lettere tutto il suo talento di scrittore. Ma Felice era una ragazza «allegra, sana, spontanea, robusta, sicura di sé», secondo una definizione dello stesso Kafka. Certamente, una ragazza non complicata. I gusti letterari della Bauer corrispondevano a quelli borghesi del tempo, davvero difficile che potesse cogliere lo spirito profondo dello scrittore.
Kafka invece si racconta così al padre della Bauer: «Io sono taciturno, poco socievole, scontento, egoista, ipocondriaco» (lettera del 28 agosto 1913). E continua: «vivo in famiglia tra persone ottime, amorevolissime … più estraneo di un forestiero», cercando in questo modo di giustificare il suo allontanamento dalla figlia.
Così, da un incontro sbagliato, nasce questo stupendo carteggio, la cui lettura avvince e appassiona più di un romanzo.
Le lettere di Felice a Kafka sono andate perdute, ma non pensiamo che siano state all’altezza di quelle di Kafka. Queste di Kafka, in un momento di difficoltà economica dovuta a problemi di salute, sono state vendute da Felice Bauer.