LA PAZZIA DI UNA MADRE (ALL’OMBRA DELLO ZEN) di Grazia ValenteL
La pazzia di una madre
La pazzia di una madre
Konyo a un certo punto della sua vita, intorno ai quarant’anni, avvertì con forza il bisogno di andare in eremitaggio e abbandonò la madre, già anziana, e un fratello, per isolarsi in un eremo tra le montagne.
Dopo alcuni anni (le notizie in proposito non sono certe) desiderò rivedere la madre e il fratello e, dopo tre giorni di cammino, raggiunse la sua vecchia casa, che trovò sbarrata. Informatosi dai vicini venne a sapere che la madre era morta pochi mesi prima e del fratello si erano perse le tracce.
Si ricordò che la madre quando usciva era solita nascondere la chiave di casa nel terzo vaso sulla destra della porta e, dopo averla trovata, entrò.
Si accorse subito della lettera che si trovava sul tavolo di cucina, a lui indirizzata. La lettera, impolverata, era stata scritta dalla madre e diceva: “Caro figlio, quando aprirai questa lettera io sarò morta senza aver potuto abbracciare il mio amato Konyo, che non è stato nemmeno capace di seppellire sua madre. Non sei degno di vivere”.
Lui si sedette alla finestra e rimase in meditazione per molte ore, poi uscì, si recò al vecchio pozzo che si trovava non lontano dalla casa e vi si gettò.
Questa storia ci è stata raccontata da una vecchia quasi centenaria che conobbe la famiglia.
Alla fine del racconto disse:
una madre non può rimanere troppo a lungo lontana dai suoi figli senza perdere la ragione. Una madre non può augurare la morte a suo figlio se non ha perso la ragione.