LE ARTISTE LASCIANO LA LORO IMPRONTA IN GERMANIA di Paola Malato
Le artiste lasciano la loro impronta in Germania di Paola Malato
La città tedesca di Mörfelden-Walldorf (a 10 chilometri da Francoforte, in Germania) ospita nella Kommunalen Galerie, in Waldstraße 100, dal 1° settembre la mostra “Impronte di Artiste”, che nella scorsa primavera è stata esibita alla Galleria Comunale “Filippo Scroppo” di Torre Pellice (Torino), città gemellata con la città tedesca.
È, questa, una mostra tutta declinata al femminile: venticinque artiste di diverse nazionalità, con una prevalenza di artiste italiane, sono state invitate a partecipare indipendentemente dall’età, dal percorso formativo e dalle scelte linguistiche e stilistiche personali: proprio grazie alla specificità e alle caratteristiche originali di ciascuna. L’idea, infatti, della doppia esposizione, prima nell’area piemontese e poi nel territorio tedesco sud-occidentale, è quella di mettere a fuoco la ricerca artistica contemporanea, offrendo uno spaccato di varietà di stili, tecniche, e affiancando figure dalle esperienze e dai codici creativi anche molto diversi tra loro, non certo per metterle a confronto, ma con l’intento di analizzare come e quanto l’arte contemporanea si collochi nella problematicità del presente.
Emergono tanti aspetti davvero interessanti, su cui vale la pena soffermarsi: intanto si nota che la ricerca astratta si è liberata di quella sorta di algido distacco e di quella freddezza rigorosa che la caratterizzava solo qualche anno fa, per ammorbidirsi con l’uso del colore (MARINA SASSO) o del materiale (ORNELLA ROVERA) o delle vibrazioni della superficie (ALMA ZOPPEGNI, in alcuni casi sfiorando la dimensione mistica (ANGELA GUIFFREY, PAAOLA BISIO), o addirittura recuperando delle tracce di realtà (EGLE SCROPPO), o svelando un nuovo valore narrativo (OLGA MAGGIORA).
Mai completamente abbandonata nell’arte contemporanea, la ricerca nell’area più strettamente figurativa si presenta arricchita di elementi narrativi (CARLA CREMERS), o descrittivi (LAURA AVONDOGLIO, LAURA VALLE), o onirici (SILVIA GIARDINA), a volte evocativi (DANILA GHIGLIANO), oppure dà vita ad una pennellata fluida, agile, spontanea, con un sapiente linguaggio dinamico (VIOLA BAROVERO, ELISA FILOMENA). Mentre con ROBERTA TOSCANO e con CLOTILDE CERIANA MAYNERI la rappresentazione della realtà porta a mostrare la realtà stessa che diventa memoria delle cose.
Affiora inoltre un rinnovato interesse che affida alla “scrittura”, intesa come segno semantico e insieme segno grafico, un incisivo ruolo estetico-culturale: sono tanti quegli artisti che oggi usano la scrittura come linguaggio specifico, per esempio CARLA CROSIO in tono molto drammatico altera parole illeggibili con lacrime ed alcol su un rotolo che rappresenta la vita stessa; CHEN LI, in tono più poetico le fa apparire leggere come un ricamo; SILVIA BECCARIA, con un atteggiamento strutturalista, decostruisce un testo classico e lo ricompone secondo una sua logica poetica, facendole volare; ELISABETTA VIARENGO MINIOTTI fa entrare le parole stesse nella pittura, anche lei, ma in altro modo, facendole volare; PAOLA MALATO le fa entrare invece nella scultura diventando, sul piombo, un ansioso messaggio interiore; LAURA CASTAGNO invece dà all’opera connotazioni allusive ad un nuovo senso di consapevolezza dell’arte stessa.
Purtroppo poco rappresentata in Germania a causa della fragilità e del peso che rendono più complicato il trasporto delle opere, la nuova scultura merita comunque una certa attenzione, perché originale è quella sua capacità di svelare con leggerezza il sentimento della natura, anche con l’astuzia dell’ingrandimento di alcuni particolari. TEGI CANFARI dipinge la pelle delle foglie, dei serpenti, dei semi e li ingigantisce; GILDA BROSIO dà rilievo solo a una grande foglia su un drammatico fondo scuro; LUISA VALENTINI imprigiona per sempre un elemento della natura, per non farlo più volare via …..
E’, questa, un’esposizione che offre un ampio ventaglio di spunti, all’insegna della libertà: libertà nella scelta delle tecniche, dei materiali, delle dimensioni, degli stili, perché, come diceva Italo Calvino «… la pluralità dei linguaggi diventa garanzia di una verità non parziale!»
(settembre 2018)
(settembre 2018)