IL PANIERE DI CAPPUCCETTO ROSSO di Letizia Gariglio
Dopo aver raccolto i fiori, Cappuccetto Rosso si ricordò della nonna e finalmente si incamminò. Si meravigliò che la porta della casa della nonna fosse spalancata ed entrando nella stanza ebbe un’impressione strana. Si avvicinò al letto e scostò le cortine: la nonna era coricata con la cuffia abbassata sulla faccia e aveva un aspetto strano.
«Oh, nonna, che orecchie grosse hai!»
«È per sentirti meglio!»
«Oh nonna, che occhi grossi hai!»
«È per vederti meglio!»
«Oh, nonna, che grosse mani hai!»
«È per meglio afferrarti!»
«Ma nonna, che bocca spaventosa hai!»
«È per divorarti meglio!», e subito il lupo balzò dal letto e ingoiò la povera Cappuccetto Rosso.
Nella nota fiaba Cappuccetto Rosso , che nelle righe sopra abbiamo perso nelle fauci del Lupo, era stata ben lieta di andare dalla nonna e di portarle il paniere con le focacce preparate dalla mamma, insieme al vasetto di burro. Sapeva che il paniere da lei portato sarebbe stato di effettiva utilità.
Noi invece cosa dobbiamo mettere nel nostro paniere, secondo le indicazioni della Commissaria all’Uguaglianza e Gestione delle Crisi Hadja Lahbib?
Dunque: occhiali da vista, documenti d’identità, protetti in una custodia impermeabile, acqua, medicine, cibi in scatola, contanti, power bank per il cellulare, radio portatile, coltellino svizzero, torcia, fiammiferi o accendino, e mazzo di carte. (Prossimamente qualcuno della UE ci insegnerà il gioco delle tre carte).
La fiaba non dice per quanti giorni la nonna dovrà sopravvivere con quella sporta, sappiamo solo che Cappuccetto Rosso doveva andare dalla nonna perché non stava tanto bene, e la mamma voleva farle avere le focacce appena sfornate.
«Ecco, le metto nel paniere insieme al burro. Le serviranno per riprendersi dalla sua malattia. Portagliele», aveva detto la mamma di Cappuccetto.
Noi, invece, abbiamo ricevuto indicazioni precise circa i tempi di sopravvivenza con il nostro paniere: 72 ore.
Settantadue ore (scritte in parola sembrano più lunghe) durante le quali il lupo forse avrà la possibilità di divorarci (anzi, secondo il parere di alcuni, sarà l’orso a farlo. Ma cominciamo dall’inizio.
C’era una volta una graziosa bambina, che indossava sempre una mantellina rossa con il cappuccio: le stava così bene che tutti ormai la chiamavano Cappuccetto Rosso.
Un giorno la mamma le disse…
Conosciamo la fiaba: Cappuccetto Rosso si avvia, quando giunge nel bosco incontra il Lupo, desideroso di mangiarsela, che tuttavia deve rimandare il suo proposito perché nel bosco c’erano anche dei taglialegna. Il Lupo rivolge domanda insidiose per conoscere i dettagli di vita di Cappuccetto, lei diventa involontariamente delatrice di se stessa e fornisce un mucchio di informazioni utili al Lupo (proprio come facciamo noi sui social).
«Dove abita la nonna?»
«Abita lontano, sta laggiù, passato quel mulino che si vede da qui, laggiù in fondo, nella prima casetta del paese».
Il Lupo si informa anche sulla strada che Cappuccetto Rosso prenderà e dice che lui allora prenderà l’altra: così giocheranno a chi arriva per primo.
Questo accade nella versione più antica della fiaba, raccolta da Perrault (1628/1703).
In una versione ancora più antica, del 1600, si dice nella fiaba che il Lupo domandi a Cappuccetto Rosso:
«Quale strada vuoi prendere, quella degli spilli o quella degli aghi?»
Gli aghi, si sa, pretendono una difficile opera: possesso del filo, infilamento del filo nella cruna, lavoro di cucito. Con gli spilli è tutto più semplice: basta puntarli e l’orlo è subito fatto!
Gli psicoanalisti, in particolare Bruno Bettelheim (Il mondo incantato) ci hanno spiegato che questi due oggetti, spilli e aghi, rappresentano rispettivamente il principio del piacere e quello di realtà. Del resto la cosa è evidente anche nella versione successiva dei fratelli Grimm, che ci racconta come Cappuccetto Rosso, attardandosi nel bosco a raccogliere fiori, solo dopo averne raccolti tantissimi, si ricorda di quello che era stata mandata a fare.
«Guarda come sono belli i fiori intorno a te, senti come cantano gli uccellini…», dice il Lupo della fiaba. Il mondo è pieno di aspetti seducenti e noi come Cappuccetto Rosso, abbandoniamo volentieri il principio di realtà per quello del piacere, scegliamo l’altro sentiero e possiamo andare incontro alla distruzione.
Il principio del piacere è sempre in agguato, bene lo sanno i nostri manipolatori, che sono i nostri veri lupi, che ci distolgono dalla comprensione della realtà con mille strumenti di manipolazione, proponendoci continui mezzi di distrazione dalla comprensione dei pericoli fondamentali: “Panem e circenses “docet.
Ma accanto agli aspetti allettanti anche la paura può ottenere risultati sorprendenti. La paura, fomentata in ogni maniera, come Goebbels insegnava, quando spiegava come la paura renda efficace qualunque attività di manipolazione.
Ora l’Unione Europea, travolta da una crisi fortissima, ha tanto bisogno di incutere paura per sopravvivere, tanta tanta paura, ancora più paura, per renderci obbedienti, così dichiara che bisogna essere pronti per la resilienza e l’emergenza totali. Nel piano di sopravvivenza, come è ovvio, campeggia la preparazione alla guerra e le nuove strategie di difesa che comprendono anche sistemi di controffensiva relativi alle reti energetiche e informatiche, non solo quelle militari . Anche nel cyberspazio viene, ovviamente, indicato come nemico la Russia, ma anche la Cina l’Iran e la Corea del Nord sono accusati di prendere regolarmente di mira i nostri bersagli. Secondo la UE non va trascurata la preparazione agli eventi disastrosi naturali. Così viene proposta una strategia di stoccaggio europeo di scorte d’emergenza. Spicca la necessità di intensificare, guarda caso!, il monitoraggio delle fake news.
Tutto serve ad alimentare la paura!