IL TORMENTO E LA NOIA di Grazia Valente
L’animo umano è complesso, e su questo siamo tutti d’accordo. Soprattutto, è contraddittorio, oscilla sempre tra stati d’animo spesso contrapposti.
Prendiamo ad esempio la noia, uno stato d’animo che tutti noi abbiamo di certo vissuto. L’ozio è il padre di tutti i vizi, ci hanno insegnato gli antichi. Anche se oggi è difficile annoiarsi, nel senso di oziare, martellati come siamo da mille stimoli, visivi e uditivi, ci si può annoiare anche non restando in ozio ma svolgendo qualche attività, per l’appunto giudicata noiosa.
Eppure dovremmo ringraziare i momenti di noia che ci vengono concessi, poiché l’alternativa è l’inquietudine o addirittura il tormento. La nostra psiche ci appare spesso incomprensibile e quindi difficilmente governabile razionalmente. Se non ci annoiamo allora ci tormentiamo con qualche pensiero molesto, con desideri che non riusciamo a realizzare, con sentimenti che ci provocano ansia e frustrazione. Ma allora, vi domanderete, quando possiamo essere felici, appagati, in pace con il mondo e con la nostra vita interiore?
Se chi ci sta leggendo pensava che avrebbe trovato risposte a questa inquietudine, a chi pensava che avrebbe scoperto, leggendoci, una qualche formula creata per ovviare a questo dilemma, dovrà ricredersi. O meglio, la nostra formula è: viviamo tutti gli stati d’animo che ci pervadono, non cerchiamo scappatoie, se ci stiamo annoiando abbandoniamoci alla noia, lasciamo che scorra su di noi come una sottile coltre di morbida lana, anche la noia può avere una sua funzione, un proprio scopo, magari quello di fare riposare la mente, di dare ai nostri pensieri un momento di tregua.
Una nostra amica ci ha raccontato del suo medico di famiglia che, un giorno in cui lei si lamentava delle troppe cose da fare che non le lasciavano il tempo di dedicarsi alla sua passione, vale a dire la scrittura, le aveva detto: signora, si annoi!
Se invece è il tormento che ci sta … tormentando, inutile cercare scappatoie, se ne andrà dalla nostra mente soltanto quando lo avremo accolto dandogli il benvenuto e offrendogli tutte le nostre ansie e le nostre paure. Lasciamolo scavare le sue maleodoranti gallerie nella psiche esausta, lasciamo che i suoi aculei penetrino nella nostra anima fino allo sfinimento. Ne usciremo rafforzati, con la sensazione di avere sostenuto una battaglia e di averla vinta.
Può accadere, a noi che siamo dediti al piacere dello scrivere, di ritenere di poter allontanare con la scrittura la fastidiosa presenza della noia. Ma l’esperienza ci dice che non è così. Le cose scritte per noia, annoiano. La scrittura è emanazione di energia, il nostro cervello e tutto il nostro corpo vengono investiti da tale energia creativa, la parola scritta si anima e risponde come si trattasse di un essere vivente. La noia ottiene l’effetto opposto, spegne tale energia, la devitalizza rendendola innocua e il lettore ne viene investito e contagiato.
E’ meglio non scrivere, quando ci annoiamo.
La democrazia è noiosa, sosteneva provocatoriamente un noto giornalista durante un dibattito televisivo sul tema della democrazia. Il suo essere noiosa deriverebbe dal fatto che è piena di rituali, di passaggi obbligati, di regole che rallentano le decisioni e costringono a estenuanti discussioni. Non si tratta certo di una novità.
Ma è veramente questa, o solamente questa, la ragione del suo essere noiosa? O piuttosto appare noiosa perché non è vera democrazia nel senso etimologico del termine, vale a dire governo del popolo, ma al contrario viene percepita come governo di pochi delegati dal popolo mentre il popolo, escluso dalle decisioni, si limita ad assistere passivamente, senza una reale partecipazione?
La disaffezione nei confronti del voto da parte di molti cittadini è la prova di un sempre maggiore senso di estraneità nei confronti di quello che dovrebbe essere vissuto, in quanto membri di una comunità. come il momento più importante nella vita pubblica.
Nella vicina Svizzera, come sappiamo bene, le decisioni che interessano i cittadini vengono sottoposte a referendum e questo fatto riteniamo sia di grande valore, sia sul piano etico e politico che psicologico, in ragione del coinvolgimento diretto dei cittadini. Quanto più le decisioni appaiono lontane, spesso nemmeno condivise, tanto più la democrazia si presenta come un esercizio estraneo e, alla fine, noioso.
Non vorremmo dover concludere, paradossalmente, che la democrazia, quale noi la intendiamo, si eserciti ormai soltanto negli stabili condominiali, dove l’Ordine del giorno da discutere in assemblea, quando non riguarda nuove disposizioni di legge, è il risultato delle istanze dei condomini e ogni decisione al riguardo viene sottoposta all’assemblea che si esprime, sia pure dopo logoranti discussioni, e infine decide nel rispetto della maggioranza!
Ma quale potrebbe essere la scintilla che dà origine alla noia?
Una possibile causa è data, a nostro giudizio, dalla prevedibilità dell’evento al quale assistiamo. Conoscere in anticipo quello che accadrà preclude la formazione di qualsivoglia stimolo sensoriale. Quanti di noi, assistendo, ad esempio, a una conferenza poco interessante, hanno iniziato a dirottare il pensiero su altri argomenti, elaborati autonomamente dal cervello, finalmente libero,
Se la mente annoiata non cerca di evadere pensando ad altro, può perfino accadere che l’assenza di interesse nei confronti di un argomento diventi un oppiaceo per il nostro cervello, che sentiamo spegnersi, ci stiamo quasi addormentando, non riusciamo a controllare le nostre palpebre, a stento tratteniamo lo sbadiglio.
Ignoriamo il processo psico-fisico che sta alla base di queste reazioni.
Racconta Natalia Ginzburg che, da ragazza, quando la madre vedeva lei e le sue sorelle ciondolare per casa, in preda alla noia, le costringeva a lavarsi il viso con acqua gelida e pare che il rimedio funzionasse: le ragazze si scuotevano dal torpore e iniziavano qualche attività.
Si potrebbe concludere che la nostra mente necessita di azione, di stimoli, di tensione. Siamo forse come un motore che, se viene lasciato fermo, smette di funzionare?
Eppure questa conclusione non ci convince del tutto. L’attività del pensare costituisce, a nostro giudizio, una modalità del nostro cervello tutt’altro che passiva, rappresenta piuttosto la sublimazione dell’attività fisica. Attraverso la meditazione noi entriamo in connessione con l’Universo e in tale dimensione diventiamo super-attivi, quasi onnipotenti. Addestrarci al pensiero meditativo può costituire un potente antidoto alla noia.
Un secondo elemento che contribuisce alla nascita della noia è costituito dalla ripetitività.
La noia è uno stato d’animo pericoloso, può uccidere i sentimenti, provocare rotture nei matrimoni e nelle convivenze. La routine, la ripetizione quotidiana di gesti, situazioni, alla fine anche di parole, rende monotona l’atmosfera domestica e spinge a cercare all’esterno stimoli e soddisfazioni alternativi, magari transitori ma comunque sufficienti a incrinare il rapporto sentimentale.
Lo scriveva già il poeta sovietico Vladimir Majakovskij nella sua lettera d’addio, prima del suicidio: La barca dell’amore si è infranta contro gli scogli della vita quotidiana. Contro la noia, appunto.