VIAGGIO DI UN TARLO IN UN’OTTAVA racconto di Letizia Gariglio (Ottava Parte)

La signora considerava il pianoforte, impacchettato fino al giorno dopo, al sicuro. Non gli diede più nessuna attenzione.Carlo, non sapeva come neppure lui, non era morto. Era distrutto, sfiancato, disperato, schiacciato al fondo del baratro. Questa volta disperò di risalire mai più. Tuttavia era vivo. 

«Nessuno può aiutarmi», si disse, «devo rassegnarmi a morire?» 

Allora rivolse il pensiero a Dio, e pregò: 

«Madre divina», implorò, «Madre di tutte le creature e di tutti i tarli, aiutami. Se esiste ancora una strada per me, indicamela. Madre, aiutami. E risparmiami la tortura del microonde».

Un’infinita dolcezza raggiunse la sua anima e comprese che nella vita o nella morte la misericordiosa Madre sarebbe stata accanto a lui. Con un nuovo senso di accettazione nel cuore si dispose a affrontare il suo destino, placato e privo di paura. Se ne stava quieto al fondo del baratro, quando cominciò a sentire dei piccoli picchiettii non molto distanti da lui.

Anche Carlo picchiettò.

Ancora picchiettio dall’altra parte. 

E Carlo rispose. 

«C’è qualcuno», si disse Carlo, «qualcuno in qualche anfratto vicino, nel mio stesso pianoforte».

«Chi sei? Rispondimi». E ancora: «Io sono Carlo il tarlo. E tu?»

E dopo un po’: «Sono Carlotta; sono una tarlotta».

Una nuova energia investì Carlo il tarlo, che si gettò a picchiettare, a agitarsi, a aggrapparsi lungo le lisce pareti del baratro. Una nuova speranza muoveva i suoi gesti.

«Ti prego, vienimi in aiuto», diceva Carlotta la tarlotta. «Ho appena sfarfallato, non voglio morire così giovane».

Carlo non aveva mai pensato di diventare un free-climber, non ci si era mai sentito particolarmente portato, ma ora percepiva di godere, all’improvviso, di una forma atletica eccezionale. Pur di raggiungere Carlotta la tarlotta avrebbe scalato a zampe nude anche la Mole Antonelliana. Nella sua immaginazione Carlotta aveva preso ogni spazio della sua mente: era bellissima. Un nuovo sentimento lo stava invadendo:

«Carlotta, se ci salveremo voglio passare tutta la vita con te», le diceva.

E lei:«Ti amerò per sempre».

Una nuova speranza li animava, una nuova forza muoveva i passi di entrambi: era la forza dell’amore.

Fu proprio quella forza che permise a entrambi di unirsi sulla terra del DO.

Anche la prima piattaforma da cui era partito Carlo era il tasto di un DO. Ma il livello che ora aveva raggiunto, grazie alla spinta del sentimento, era il DO di un’ottava superiore: l’altezza delle vibrazioni era doppia di quella della nota di partenza. Carlo il tarlo si chiese se era questa la meta che doveva raggiungere.

«È questo lo scopo della vita di un tarlo?», si chiese. Non sapeva rispondere.

Aveva affrontato un percorso che gli era sembrato interminabile per arrivare fino lì; era salvo, era innamorato; ora, se fosse ancora partito per grandi viaggi d’esplorazione, l’avrebbe fatto insieme alla sua compagna Carlotta. Qualcosa era certamente cambiato nella sua vita: sentiva che la direzione era quella giusta.

Il giorno seguente il pianoforte fu definitivamente spacchettato, liberato dalla pellicola che lo ricopriva. Un accordatore era giunto per sistemare alla perfezione il pianoforte.

«Signora», disse l’accordatore, «vorrei proporle di accordare il pianoforte con un LA verdiano». La padrona di casa in realtà sapeva ben poco di musica e di pianoforti. Tuttavia accettò.

Quando l’accordatura fu compiuta l’uomo, che era anche un bravo pianista, si sedette al pianoforte, e suonò. Una meravigliosa melodia si propagò per la casa.

Carlo e Carlotta, a mano a mano che sentivano i suoni propagarsi, percepivano che le note vibravano con quelle del loro cuore: come si stava bene in quella casa! Era meraviglioso ciò che poteva uscire da quel pianoforte: stabilirono che avrebbero fatto ai suoi legni il minor numero di danni possibile.

«Deporremo le nostre uova in altri legni della casa», concordarono fra loro «e lasceremo che questo pianoforte viva a lungo: quale altro legno sa emettere simili armonie?»

Forse grazie al pianoforte, o più probabilmente grazie all’amore, Carlo e Carlotta si sentivano vibrare in sintonia con l’intero universo:

«C’è posto per tutti, per noi tarli, per la musica, e persino per quel ragazzino pestifero che gira in questa casa. Chissà che un giorno non possa essere raggiunto anche lui da una briciola di saggezza dei tarli!»

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