PAROLE. VARIAZIONI (11, 12, 13)di Grazia Valente
11. Parole firmate
Come i capi firmati da famosi stilisti, che a ogni stagione propongono nuovi stili, esistono anche le parole firmate, parole che seguono le mode e ogni tanto compaiono per un certo lasso di tempo per poi rientrare nell’anonimato. Le possiamo riconoscere proprio dal fatto che improvvisamente entrano nei discorsi, vengono ripetute a ogni occasione, le indossiamo proprio come capi di abbigliamento, pavoneggiandoci. E chi vorrebbe sentirsi fuori moda, in una condizione di presunta inferiorità? Le parole firmate soppiantano le parole vere, che rispecchiano il nostro pensiero: le parole della sincerità. Con le parole firmate non abbiano alcun obbligo di essere sinceri, o responsabili, o autentici, esse parlano per noi, ci sostituiscono nell’ambiente sociale, sono le nostre controfigure. Fino alla prossima sfilata.
12. Parole ritrattate
Esistono parole che abbiamo pronunciato in uno scatto d’ira, in un momento di ribellione, in una discussione che ci è sfuggita di mano? Purtroppo esistono, le abbiamo pronunciate, non possiamo negarlo, le abbiamo lanciate come proiettili contro il nostro interlocutore, le abbiamo ascoltate dalla nostra viva voce e questo non lo possiamo negare eppure, stranamente, dopo averle pronunciate – a volte nell’immediato, a volte dopo un certo tempo – ce ne pentiamo, ci rammarichiamo di essere stati così fuori controllo, in un certo senso così vulnerabili da non essere stati capaci di trattenerle, poiché si tratta di parole non necessariamente sincere fino in fondo in ciò che asseriscono, ma profondamente sincere nella rabbia con cui le abbiamo dette. Ritrattare queste parole – e spesso dobbiamo farlo – è una ferita al nostro orgoglio, un atto di sottomissione che dovrebbe servirci da monito. Molto meglio tacere che dover ritrattare.
13. Parole dell’illusione
Esistono parole che confortano, pronunciate per alleviare un dolore, una ferita? Parole anestetiche? Parole misericordiose? Parole rivolte all’altro, oppure parole che riceviamo noi stessi in certi frangenti della nostra vita oppure parole che diciamo a noi stessi, mentendo e sapendo di farlo? Certamente, esistono parole di questo tipo. Sono parole illusorie, pronunciate per illudere e in questo modo dare pace allo spirito sofferente. Le parole illusorie però non dovrebbero mentire troppo e troppo a lungo, dal momento che da una illusione prima o poi ci si sveglia, come da un sogno piacevole e il risveglio ci costringerà ad affrontare la realtà, qualunque essa sia. Le parole dell’illusione servono soltanto a farci riprendere fiato, a darci la forza necessaria ad accettare la realtà. Le parole dell’illusione sono balsamiche ma dovrebbero, con delicatezza, con dolce amorevolezza, preparare al risveglio dall’illusione. Altrimenti non si tratta più di parole anestetiche quanto di parole oppiacee, che ottundono la mente e dalle quali si potrebbe non svegliarsi più.