PAROLE. VARIAZIONI (9 E 10) di Grazia Valente
9. Parole vere e voce artificiale
Certo che ne succedono di cose strane, cose che neppure immaginiamo, quasi cose dell’altro mondo. Mentre noi, comunissimi mortali, discettiamo su eventi banali come il caro-bollette o addirittura la guerra, da qualche parte nel mondo si lavora sodo per trasformare la società nella quale viviamo in qualcosa di totalmente nuovo e difficile da immaginare.
Il regista spagnolo Luis Buñuel, parlando della propria morte, diceva che gli sarebbe bastato resuscitare ogni dieci anni e recarsi a un’edicola di giornali così da poter essere aggiornato sugli eventi in corso. Certo non immaginava che gli sarebbe stato difficile anche solo trovarla, un’edicola!
Prendiamo ad esempio la voce, la nostra voce e quella degli altri. La voce è un elemento imprescindibile della nostra personalità, nella nostra voce risiedono le emozioni, i sussulti della nostra anima, oltre all’espressione della nostra mente razionale. Con la voce riusciamo a dire quelle parole che formano il nostro pensiero e ci consentono di trasmetterlo ad altri. Ma veniamo al punto. E’ stato creato un dispositivo tecnologico (1) che consente di replicare perfettamente la voce umana, di duplicarla nei minimi dettagli, inflessioni, tonalità, inceppamenti eventuali eccetera. Occorre soltanto dare alla macchina un campione della voce che vogliamo sia replicata e il testo che vogliamo venga letto e il gioco è fatto.
Una prima applicazione, ci raccontano, potrebbe essere quella di ridare la voce a chi non c’è più, avere la possibilità di riascoltare – non diciamo dalla viva voce, perché ci sembra irrispettoso – il nostro caro estinto che ci parla come se fosse qui, accanto a noi. Ed ecco il nonno defunto, del quale a suo tempo abbiamo registrato la voce e che i nipotini non hanno mai conosciuto, resuscitare per leggere ai piccoli le loro fiabe preferite. Non so a voi, ma a noi vengono i brividi. Ma questo è soltanto un aspetto, una applicazione positiva, che non arreca danni visibili, a parte il fatto che sarebbe importante affrontare un lutto interiorizzandolo anziché aggrapparsi a illusori simulacri di presenza. Ma ci avviamo a grandi passi verso un mondo virtuale, dove realtà e illusione divengono una cosa sola.
Poi c’è l’altro aspetto, quello legato all’inganno, al camuffamento, alla possibilità di fingersi chi non si è. Immaginiamo la conversazione tra marito e moglie al telefono. Lui: stasera ritardo. Lei: ma sei proprio tu? Certamente, risposta seccata. E allora dimmi la parola d’ordine. Non fare la cretina, certo che sono io. Fine della conversazione.
Su altre possibili applicazioni da film di fantascienza, o dell’orrore, ci affidiamo alla vostra fantasia.
No, la voce no, non vogliamo che sia replicata, non vogliamo sentire la voce dei nostri cari che non ci sono più magari pronunciare parole che non avrebbero mai detto. Vogliamo che riposino in pace. E ricordarli così come facciamo oggi, per le cose che ci dicevano e di cui abbiamo perfetta memoria, anche senza ascoltarle dalla loro voce, viva o morta che sia.
(1)
Bastano 3 secondi di audio parlato perché Vall-E possa riprodurre fedelmente tono e cadenza di un essere umano. Si tratta dell’ultima frontiera dell’intelligenza artificiale presentata dai ricercatori di Microsoft.
10. Parole dimenticate
Possiamo quantificare le parole dimenticate? Certamente no, sarebbe come pensare di calcolare i granelli di polvere che riempiono l’aria. Anche le parole dimenticate, in un certo senso, sono diventate polvere, sia le parole scritte che quelle pronunciate. La nostra epoca odia i libri con le loro parole scritte, indelebili. Si preferiscono le parole dette – e se ne dicono tante . Verba volant, e tutti conosciamo il seguito. Oggi più che mai il nostro tempo affida all’etere la propria memoria e la televisione, con le sue parole che svaniscono quando lo schermo si spegne, ne costituisce l’emblema. Non è sufficiente la memoria del computer a restituirci gli insegnamenti di coloro che ci hanno preceduto, la memoria del computer è labile, effimera, se manca la corrente ogni cosa si dissolve e scompare oppure è sufficiente la distrazione di un istante che ci fa premere un tasto sbagliato e tutto viene cancellato. Diceva Italo Calvino che bisognerebbe imparare a memoria un certo numero di poesie, esse potrebbero farci compagnia in momenti bui della nostra esistenza. Ci sarà un ritorno alla memoria orale? Ritorneranno i cantastorie, a raccontarci il nostro passato più o meno remoto?