Apro le pagine del mio quaderno
quando giungono all'improvviso
parole forestiere. Talvolta arrivano
da lontano, hanno girato il mondo
impiastricciandosi sulle bocche
di visi nomadi e stanziali.
Creano paesaggi movimentati
ogni lettera è intrecciata
alla vicina. Si conoscono?
Le parole si fanno aprire
forse per riposare prima della notte
e depositare l'acido delle gambe stanche
o per innestarsi sul tronco rugoso
del ritmo vegetale delle idee,
che si nutre del lento alternarsi del respiro.
Bianca è la pausa di ogni linea.
Non è che la fine momentanea
del loro contrappuntare arie
di rondò. Aspettano un'amica
assente, che forse arriverà.
La porta non la chiudo mai a chiave
e affettuosamente riapro
perché le parole premono
per tornare nella corrente del giorno.