LA FIORAIA E IL ROSTICCIERE di Grazia Valente
C’era una volta una giovane fioraia che aveva il suo chiosco di fiori lungo un bel viale alberato. Chi passava davanti al chiosco veniva avvolto da una miriade di deliziosi profumi che davano la sensazione di stare attraversando un giardino fiorito, questo anche grazie al venticello che arrivava dalla vicina collina.
Un giorno però di fronte al chiosco della fioraia si installò il banco mobile di un rosticciere che ogni mattina, già nelle prime ore, arrostiva i polli e preparava le salsicce, provocando fumi e odori poco graditi alla fioraia.
Quando la donna protestò, l’uomo con un sorriso le offrì un pollo appena estratto dallo spiedo, che la fioraia ovviamente rifiutò. E così accadde tutti i giorni: il rosticciere le mandava un pollo arrosto e la fioraia lo rimandava indietro, finché un giorno cedette e restituì il pollo con un biglietto: preferisco le salsicce.
Ormai il ghiaccio era rotto – come usa dire – e da quel giorno nacque un sentimento nuovo, tra la fioraia e il rosticciere. Ma non era che l’inizio, poiché a un certo momento intervenne qualcosa che noi chiamiamo Destino. Infatti molte clienti si erano lamentate con la fioraia per il fatto che le rose che acquistavano, anziché profumare di rosa, avevano odore di spiedino oppure di wurstel . E la stessa cosa accadeva per i garofani, le tuberose e ogni altro fiore dall’intenso profumo. Probabilmente a causa di quel venticello che arrivava dalla collina.
E fu così che la fioraia e il rosticciere, che in mezzo a tutti quei polli arrosto che andavano e venivano si erano innamorati, decisero di realizzare un sogno che avevano in comune: trasferirsi in un’isoletta in mezzo all’oceano (1). Su quella piccola isola il rosticciere avrebbe pescato e arrostito i pesci; la fioraia avrebbe raccolto i fiori di cui era ricca l’isola e intrecciato ghirlande per i turisti.
Le cose non andarono esattamente in quel modo, ma siamo sicuri che vissero felici e contenti, poiché è proprio così che di solito si concludono le favole.
(1)
L’isoletta esiste davvero. Il suo nome è Selvaggia Grande e fa parte dell’arcipelago delle isole Selvagge, tra Madera e le Isole Canarie, nell’oceano Atlantico. Ha una superficie di 2,73 km quadrati e attualmente conta 4 abitanti: probabilmente la nostra coppia e i loro due figlioletti.