DISSENSI E NONSENSI di Letizia Gariglio
Non è sufficiente che i paradossi siano sotto gli occhi di tutti: non basta, molti non se ne accorgono nemmeno. E mai, proprio mai, i paradossi vengono contemplati dai media ufficiali: solo la Rete, mentre ancora perdura una parvenza di libertà, è in grado di illuminarci con qualche chiarificazione.
Fra le molte notizie che il web ci propone alcune, davvero serie, mi hanno negli ultimi tempi colpito più di altre. Le riunisco in questo articolo, in modo solo apparentemente disparato, come in un calderone, dove, come nel grembo di un’antica dea della conoscenza da cui tutto nasce, mi auguro che si sostengano l’una con l’altra, assumendo, nel loro insieme la forza feconda e rinnovatrice delle idee.
Due sono i filosofi italiani che sono intervenuti in modo diretto, circostanziato e attento sulle problematiche che solleva il Green pass: Massimo Cacciari e Giorgio Agamben. Già nello scorso luglio i due intellettuali, insieme, hanno redatto una lettera nella quale si soffermano sul processo di discriminazione dei cittadini italiani, fra i quali una categoria è divenuta «di serie B», secondo la loro definizione. Avvertono i due filosofi nel loro testo congiunto che : «Ogni regime dispotico ha sempre operato attraverso pratiche di discriminazione, all’inizio magari contenute e poi dilaganti». La loro preoccupazione è corroborata dal linguaggio politico di stampo fascista ormai dilagante, di cui riprendo qui l’esempio da loro riportato: «Li purgheremo con il Green pass» (su Twitter). La preoccupazione sulla pratica discriminatoria si accentua dal momento che è resa legge: «è qualcosa che la coscienza democratica non può accettare e contro cui deve subito reagire».
In seguito alla redazione della lettera, in ottobre, Giorgio Agamben ha pronunciato in senato un discorso, evidenziando le contraddittorietà del Decreto Legge 44 del 2021, con il quale il Governo si è sollevato da ogni responsabilità per i danni prodotti da vaccino. Agamben ha notato come ciò significhi che lo Stato non vuole assumersi responsabilità e come tuttavia cerchi con ogni mezzo di spingere i cittadini a vaccinarsi, persino privandoli della possibilità di lavorare. Nel suo discorso rivela l’insidiosità dell’esibizione del Green pass per accedere a un ristorante o a un museo (e soprattutto al lavoro!). Commisura i provvedimenti cui i cittadini sono sottoposti alle misure di controllo del passato Stato sovietico in cui i cittadini, pur dovendo esibire il lasciapassare per spostarsi da un paese all’altra, non erano sottoposti a misure restrittive tanto severe come quelle che subiscono gli italiani oggi. Agamben paragona poi l’analogia giuridica fra il fenomeno che discriminava ariani e non ariani durante il fascismo in Italia al fenomeno odierno che discrimina possessori e non possessori di Green pass. Il filosofo è evidentemente preoccupato dal processo di trasformazione insidiosa delle istituzioni, che sta avvenendo senza un cambiamento della Costituzione, mentre «gli stessi governi non si stancano di ricordarci come la sicurezza e l’emergenza son sono fenomeni transitori ma costituiscono una nuova forma di governabilità».
Due notizie riguardano atteggiamenti dissenzienti delle nostre forze dell’Ordine. Una risale alla fine dell’estate ma ha recentemente ricevuto nuovo impulso. Il 21 agosto l’Associazione sindacale Carabinieri, Unarma, ha presentato una «Diffida e messa in mora a non procedere alle limitazioni di cui al D.L.N. 105 del 6 /08/2021 nei confronti delle mense sui posti di lavoro per grave violazione del principio di legalità (art. 11 delle disposizioni sulla legge in generale: trattamento illegittimo dei dati personali e sensibili – violazione degli articoli 16 e 32 della Costituzione e dell’articolo 2 della Costituzione -violazione dell’art. 15 CEDU con riferimento alla risoluzione n. 2361 (2021) del Consiglio d’Europa – violazione della risoluzione n. 953 (2021) del Parlamento Europeo. Diffida a eliminare ogni limitazione alla libertà personale. La diffida è stata inviata al Comando Generale dell’Arma dei Carabinieri, al Ministero della Difesa, al Presidente del Consiglio dei Ministri, Garante della Privacy e alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo. Come è evidente il documento è durissimo; successivamente la linea del sindacato dei Carabinieri è stata evidenziata in un ulteriore documento di ottobre: la lettera su obbligo Green Pass. Il Sindacato ha riferito quelli che ha definito “paradossi”: ad esempio i non possessori di Green Pass sono in grado di svolgere il loro lavoro in tutto l’arco della giornata congiuntamente con i possessori Green Pass, ma non è loro consentito di accedere alla mense. O ancora: nella realtà i possessori di Green Pass non sono mai soggetti a verifica del loro stato attuale di contagio (a differenza dei non possessori i quali sono sottoposti a tampone (pur sapendo che anche vaccinati possono ammalarsi). Inoltre desta preoccupazione la chiarissima negazione della legge sul trattamento dei dati del lavoratore nel momento in cui è proprio il datore di lavoro a richiedere l’esibizione del certificato all’ingresso al posto di lavoro. Subito dopo Unarma (27 agosto) anche SIPPE (Sindacato Polizia Penitenziaria) ha avanzato una analoga diffida, poiché, dice il Presidente Alessandro De Pasquale, «il Green Pass finirebbe per costituire un’imposizione surrettizia e indiretta di obbligo vaccinale ….ne conseguirebbe la violazione della libertà personale».
Un’altra notizia interessante riguarda Nunzia Schillirò, giovane poliziotta catanese, vice questore che ha diretto per quattro anni la 4a sezione della squadra mobile di Roma, distinguendosi in indagini su reati alle donne, ai minori e alle fasce più vulnerabili; ha coordinato progetti contro il fenomeno della violenza di genere e contro il bullismo nella scuola; ha dato importante contributo personale per la risoluzione di casi di violenza noti al pubblico e per il suo impegno ha vinto numerosi premi. È una donna dalla forte personalità. Ma adesso non piace più. I suoi meriti professionali non valgono più nulla da quando è salita sul palco della manifestazione No Green pass del 25 settembre, dove ha preso la parola «da semplice cittadina», come ha specificato:«Sono qui per dissentire con il lasciapassare verde», ha detto dal palco «che è assolutamente incompatibile con la nostra Costituzione. Nessun diritto può essere subordinato a un certificato verde».
Detto, fatto. In men che non si dica è stata sospesa dal servizio e dallo stipendio. Ora la Schillirò presiede l’organizzazione di Venere vincerà, manifestazione prevista per domenica 14 novembre a Firenze, un corteo di donne, unite nella volontà di dare un messaggio di forza dell’elemento femminile, basata sul risveglio dei sentimenti: «Dobbiamo liberare le donne e tutto il Paese da questo regime di sudditanza in cui stiamo vivendo». E a proposito del proprio dissenso dice: «Abbiamo iniziato con le etichette, le etichette sono sempre preoccupanti: quando io vengo additata come tanti altri come una No Green pass o una No vax, sembra quasi che vada in giro a minacciare la gente, a dire che non si devono fare il vaccino o il green pass. Invece la mia protesta è una protesta legale: è dissenso».
Un’ulteriore informazione che desidero infilare nel calderone riguarda Vera Sharav, ebrea nata nel 1937 in Romania e sopravvissuta all’Olocausto da bambina; è attivista in campo della medicina e ha condotto numerose battaglie contro alcune pratiche biomediche arbitrarie e includenti sperimentazioni sugli umani. Una intervista in inglese della Sharav (rintracciabile in web presso diverse fonti) ha innescato una lunga fila di polemiche, che ha voluto opporre alla Sharav la senatrice a vita Segre: la prima ha assunto posizioni molto critiche nei confronti della gestione sanitaria internazionale della pandemia oggi; la seconda invece non ha mancato di fornire la propria pedissequa concordanza con le idee del governo italiano e si mostra del tutto scandalizzata che qualcuno (la Sharav, appunto) possa paragonare la realizzazione della dittatura nazifascista con il nostro contemporaneo periodo politico, in cui, afferma Vera, si sta realizzando «il piano eugenetico di Rockfeller, Gates, Schwab e altri».
Quali somiglianze trova Sharav oggi con il periodo nazista? Spiega come siano racchiuse in alcuni punti, che cercherò di riassumere. La propaganda nazista usava la paura delle epidemie infettive «per demonizzare gli ebrei» e nel periodo nazifascista «le politiche sanitarie coercitive violavano i diritti civile e umani individuali». Il popolo tedesco, mentre gli ebrei venivano esclusi dalle attività normali (scuola, cultura, viaggi…) e mentre venivano confiscati i loro beni erano offuscati dalla paura. Dunque: uno stato di paura facilita la strada della discrimininazione. E infatti, afferma: «la paura ha impedito al popolo tedesco di fare la cosa giusta». La seconda, terribile somiglianza, riguarda i medici che si allontanarono allora dal loro obbligo professionale e dal giuramento di Ippocrate: l’establishment ebbe un ruolo centrale nei genocidi di massa. Prima vennero eliminati i neonati e i bambini handicappati sotto i tre anni, poi fu la volta dei malati di mente, seguiti dagli anziani nelle case di riposo. Il progetto di Hitler si denominava “T4”, e aveva lo scopo di sollevare lo stato dal peso economico che queste persone comportavano. Su queste categorie vennero sperimentate dai medici le tecniche nocive che poi vennero applicate nei campi di concentramento. Hitler, dice la Sharav, realizzò i genocidi con la cooperazione e il sostegno dei banchieri di Wall Street e delle corporazioni che fornirono il materiale chimico, industriale e tecnologico per realizzare il progetto, ma i medici ebbero un ruolo centrale. E erano ancora i medici a scegliere gli schiavi detenuti da inviare nelle fabbriche o nelle miniere, o in alternativa alle camere a gas. A tal proposito (responsabilità dei medici) Vera Sharav fa un puntuale riferimento, per quanto riguarda la situazione odierna, all’esperienza Covid negli Stati Uniti. Dice: «La pandemia del Covid 19 ha messo a nudo politiche sanitarie motivate da motivazioni eugenetiche nell’Europa Occidentale e negli Stati Uniti. Questa è una terrificante ripetizione di “T4”». Spiega che negli USA ospedali e case di riposo hanno ricevuto l’ordine di «non trattare gli anziani malati di Covid nelle case di riposo», conducendoli in questo modo verso la morte sicura. E qui inserisco una mia personale annotazione, rammentando che in Italia, invece, si è preferito trattare i malati di Covid introducendoli nelle case di riposo, accanto a anziani con gli acciacchi dell’età ma ancora liberi da Covid, fornendo così una “soluzione all’italiana”.
Si rammarica, la Sharav, che i medici e gli scienziati che esprimono opinioni differenti dal diktat ufficiale siano trattati come eretici. Alla domanda «Perché tutto questo sta accadendo?», Vera risponde: «Leggete “Il grande reset” di Klaus Schwab… si tratta di ridurre la popolazione; l’obiettivo finale è il pieno esercizio del potere e il controllo», e aggiunge:«stanno introducendo il Green Pass per ottenere una società in cui si applica l’apartheid: una classe privilegiata, l’altra disprezzata e discriminata». Dice: «Le élite pensano di essere superuomini, e che noi siamo subumani… il potere è come una droga: non riconoscono la specie umana come tale. Una volta avviato questo sistema a due livelli non sarete in grado di impedire un olocausto globale. E possono farlo a distanza: click, click».
Conclude citando Klaus Schwab: «La pandemia rappresenta una rara e stretta finestra di opportunità per reinventare e resettare il nostro mondo. Niente ci riporterà mai al senso di normalità ormai distrutto che operava prima della crisi, perché la pandemia di coronavirus segna una svolta fondamentale per il nostro destino globale. La quarta rivoluzione industriale porterà alla fusione delle nostre identità fisiche, digitali, biologiche»: perfetta previsione della fase storica del transumanesimo.
Chissà se dal calderone uscirà qualche domanda…