QUATTRO PIANETI PER UN VIAGGIATORE di Letizia Gariglio
L’interesse che ha suscitato l’articolo del n. 34 Il viaggio di Dante o mete esotiche? – nel quale mostravo chiaramente di preferire il primo – e che conteneva alcuni riferimenti ad aspetti astrologici della Divina Commedia, mi ha gradevolmente indotta a proseguire nell’interesse per l’argomento. Ho così deciso di aprire un cassetto su Parole in rete, che chiamerò Dante intrigante. Mi è stato domandato di approfondire un po’ (ma senza esagerazione, si sono raccomandati gli amici) la questione dell’inizio del viaggio di Dante fra i tre Mondi. Preciso da subito che buona parte delle mie modeste conoscenze si fondano sul sapere di un autore nostro contemporaneo, astrologo tolemaico dantesco (per sua stessa definizione), il Prof. Giovangualberto Ceri e su alcune fonti classiche, alcuni libri di astrologia antica e medievale che ho la fortuna di possedere, mentre invece “passano” per autori diversi i riferimenti alle Tavole di Profazio.
Nel porre considerazioni sulle date della Commedia innanzi tutto bisogna cercare di capire a quale Calendario si faccia riferimento. Al tempo di Dante, infatti, non era uno solo ad essere in uso. Sulla penisola italica era diffuso in diverse aree il Calendario a Nativitate, che poneva convenzionalmente la nascita di Gesù il 25 dicembre e in quel giorno aveva inizio l’anno. In altre zone, tra cui Firenze, era in uso un Calendario ab Incarnatione, che poneva la data di inizio anno il 25 marzo. Era una data considerata importantissima perché in essa era stata data a Maria l’annunciazione della gravidanza: da quel momento in poi Gesù si considerava “presente”, già incarnato. Il 25 marzo era anche l’antica data in cui era fissato l’Equinozio di primavera, che dai tempi di Giulio Cesare veniva a sua volta considerato il principio dell’anno astronomico. Oltre a questi due stili calendariali ce n’erano altri, che al momento, per necessità di semplificazione, non prendiamo in considerazione.
Il problema si complica tuttavia se consideriamo che non era solo lo stile calendariale a differenziarsi, ma vi erano discrepanze anche sul conteggio del numero degli anni. Nemmeno qui mi addentro alla questione, che probabilmente non può interessare il lettore dell’articolo, ma arrivo immediatamente alla sintesi, citando le parole di Renzo Guerci che nel suo saggio “Nel mezzo del cammin di nostra vita ” 1301-2001: settecento anni dal viaggio dantesco (Sotto il velame, III) scrive : «… possiamo dire che quando a Roma fu il 1° Gennaio del 1300 a Pisa era il 1° Gennaio del 1299 e a Firenze addirittura il 1° Gennaio del 1298, poi Pisa entrò nel nuovo secolo il 25 Marzo del 1300, mentre Firenze ebbe il suo anno secolare in quello che noi oggi chiamiamo 1301».
Se noi consideriamo tutti i riferimenti che nella Commedia ci dà sui tempi del viaggio traiamo la conclusione che ci si trova nell’anno 1301 del Calendario attuale , ma che per Dante e Firenze quello era l’anno 1300: il 25 marzo non solo apriva il nuovo anno, ma anche il nuovo secolo.
I fatti astrologici a sostegno della data 1301 (espresso con il calendario odierno, ma 1300 per i Fiorentini d’allora) sono le seguenti. Sono quattro gli astri segnalati da Dante a scandire lo scorrere del tempo, ed è notevole la particolare attenzione di Dante per le stelle. Nella Divina Commedia, Inferno, Purgatorio e Paradiso si concludono tutti con la parola stelle, ad affermare l’importanza del simbolismo astrologico. «E quindi uscimmo a riveder le stelle», così si conclude
l’ Inferno, per affermare l’uscita dallo stato infernale e il ritorno a quello umano, nel quale è possibile ricevere e godere dell’influsso delle stelle. «Puro e disposto a salire alle stelle»: il Purgatorio si conclude così, aprendo la possibilità di accedere a stati spirituali superiori, attraverso la redenzione ottenuta per mezzo della sofferenza; anche il Paradiso si conclude con la parola stelle: «l’amor che move il sole e l’altre stelle» per indicare Dio, l’amore che fa muovere il desiderio e la volontà di Dante, nonché il sole e le altre stelle.
Quanto ai quattro pianeti che fissano lo scorrere del tempo, all’inizio della Commedia (Inferno, I, 37-43): «Temp’era dal principio del mattino, / e ‘l sol montava ’n su con quelle stelle / ch’eran con lui quando l’amor divino / mosse di prima quelle cose belle …»: è il Sole ad avanzare da protagonista del cielo, quando si trovava nel segno dell’Ariete al momento della creazione divina. Dunque Dante, personaggio della Commedia, si trovava nel segno dell’Ariete.
Poi l’attenzione va alla Luna (Inferno, XX, 125 – 129): «Ma viene ormai; ché già tiene ‘l confine / d’ammendue li emisferi e tocca l’onda / sotto Sobilia Caino e le spine; e già iernotte fu la luna tonda: / bene ten dei ricordar, ché non ti nocque alcuna volta per la selva fonda». Caino e le spine è una perifrasi scelta per indicare la Luna: una leggenda poneva Caino a portare, sulla Luna, un gran fascio di spine, per espiare il peccato dell’uccisione del fratello. La leggenda era conosciuta in gran parte del territorio italico, e non solo: particolarmente bella quella conservata da Giuseppe Pitré, ma persino Shakespeare nell’atto V di Sogno di una notte di mezza estate , riferendosi alla leggenda, fa dire al personaggio Chiaro di Luna: «…Ho da dirvi una cosa, avvertirvi che questa lanterna è la luna, che io sono l’uomo nella luna , che questo fascio di spini è il mio fascio di spine e che questo cane è il mio cane». Ma torno a Dante: la Luna già tocca il confine fra emisfero australe e boreale, e tocca l’onda, tuffandosi in mare presso Siviglia. Le parole «e già iernotte fu la luna tonda», come dicevo nell’articolo precedente, indicano la luna piena fra il 24 e il 25 marzo 1301 (del nostro calendario) o del 1300 (espresso con il calendario fiorentino). Quella luna aiutò nel viaggio il Poeta.
Terzo paletto astrale: Venere (Purgatorio, I, 19 -21): «Lo bel pianeta che d’amar conforta / faceva tutto rider l’oriente, / velando i Pesci, ch’erano in sua scorta. / I’ mi volsi a man destra, e puosi mente / all’altro polo, e vidi quattro stelle / non viste mai fuor ch’alla prima gente». Venere, in quel momento del viaggio, fa rifulgere l’Oriente, è posta nella costellazione dei Pesci, costellazione immediatamente precedente quella d’Ariete, segno in cui si trova il Sole, come detto poco sopra. È in posizione occidentale rispetto al Sole (elongazione 43° 49’), tale da apparire molto luminosa.
Scrive G. Ceri (Il segreto astrologico nella Divina Commedia): «…fu proprio l’occidentalità di Venere lucentissima al mattino, umida e debolmente calda secondo una sua propria natura e modo, ad agevolare Dante nell’imparare l’arte di amare».
L’ultimo pianeta, che compare dopo sette giorni dall’inizio del viaggio, venerdì 31/03 dell’anno di cui abbiamo chiarito la numerazione, è Saturno. È collocato nel segno del Leone, in congiunzione con la stella fissa che oggi chiamiamo Regolo. Dante personaggio si trova in Paradiso (Paradiso, XXI, 13/15) e dice: «Noi sem levati al settimo splendore, / che sotto il petto del Leone ardente / raggia mo misto giù del suo valore». E queste ultime parole confermano ulteriormente le date dell’anno fiorentino 1300 (1301 nel nostro computo) perché è solo in quel periodo che Saturno si congiunse al Leone.