LA DEBOLEZZA DEI GUERRAFONDAI di Letizia Gariglio
Assistiamo a una progressiva normalizzazione dei rapporti fra gli Stati Uniti e la Russia (riapertura delle attività diplomatiche, riapertura delle ambasciate russe negli Stati Uniti, colloqui in corso); ciò sta avvenendo anche grazie alle ammissioni da parte di Trump della responsabilità degli USA nello scatenamento della guerra in Ucraina, dovuta, per sua stessa ammissione, all’espansione pericolosa della Nato verso Est e alla preoccupazione dei Russi di avere, per così dire, la Nato sullo zerbino di casa. Importanti sono anche state le rassicurazioni espresse dal Segretario Hegseth della Difesa e dal vicepresidente Vance che l’Ucraina non entrerà mai a far parte della Nato.
La grande “pulizia” che all’interno dello stato si sta operando negli States è condizione preliminare per poter avviare e consolidare trattative di riconciliazione sia con i russi che con i cinesi e per avviare con loro accordi commerciali e non solo commerciali, in una visione che necessariamente non può che prevedere la pace. Lo sradicamento di tutte quelle strutture ostili agli scenari di pace, messe in piedi dall’amministrazione precedente, si rende necessaria per portare a completamento quel processo di riappacificazione che altrimenti sarebbe impedito: la guerra è stata tenacemente voluta dai Democratici. Oggi l’amministrazione attuale trumpiana parla apertamente di deep -state, riferendosi alla gestione profonda degli affari statali da parte di gruppi di potere, che sovragestivano in precedenza la vita dello stato. Sebbene non siamo così illusi da non comprendere che la sovragestione tramite il deep—state non sia terminata con l’amministrazione Biden, e riguardi una sola delle piramidi del potere, assistiamo tuttavia a grandiose pulizie primaverili e all’emergere di grandi corruzioni della precedente amministrazione. Nella sua spregiudicatezza di uomo d’affari Trump è sicuramente un uomo chiaro, che non cincischia con le parole, che non si fa scrupoli di rivelare senza mezzi termini l’arroganza e l’ego americano, ma che nello stesso tempo sta smontando un mondo di ipocrisie.
Ora le forniture di armi e di informazioni di intelligence in partenza per l’Ucraina (che erano state autorizzate da Biden) sono già state bloccate e il processo di normalizzazione parrebbe essere avviato. Così si vorrebbe tutti emettere un gran respiro di sollievo, accompagnato dalla speranza che il processo di abbandono delle armi e della guerra in Ucraina sia iniziato e possa andare a buon fine: qualunque persona per così dire “normale” vorrebbe regalare a se stesso e all’umanità un buon pensiero di speranza. Peccato ci sia un grande “ma”.
Il grande ostacolo alla pace è rappresentato dall’Europa, che ha già danneggiato se stessa con le sanzioni poste alla Russia e che si sono ritorte contro di essa. In Europa ora sentiamo inneggiare alla continuazione del conflitto, alla creazione di un esercito europeo, alla realizzazione del progetto ReArm Europe. Nell’ergersi a paladini e difensori dei valori democratici la Ue, che non esiste come stato, anziché porsi come forza di pace si propone di opporsi, con le proprie scarse e miserevoli forze belliche, come antagonista di Russia, America e Cina che NON vogliono il conflitto mondiale. La cosa in sé potrebbe far ridere se non fosse pericolosissima e se la storia non ci avesse insegnato quanto l’Europa da sempre eccella nel fare disastri. Sono partite dall’Europa le guerre delle Crociate, quelle di conquista delle colonie, la guerra di Crimea, la I guerra mondiale e la II guerra mondiale…
I leader europei, che hanno sempre rifiutato di dialogare con la Russia, adesso si sentono offesi per non essere stati coinvolti nelle trattative di pace, che vengono condotte in modo diretto da Stati Uniti e Russia: sono palesemente stati messi ai margini della situazione internazionale. Divenuti irrilevanti per aver rifiutato il dialogo, e per la perseveranza nel rifiutarlo anche adesso, come tutti i ratti inchiodati nell’angolo, sono pericolosissimi. Postisi per propria volontà al di fuori dei giochi della geopolitica internazionale si sono autocreati una posizione di pura marginalità.
Si potrebbe dire che il mondo, bene o male, è andato avanti senza l’Europa, che ora si trova arroccata su posizioni che il resto del mondo ha superato.
Siamo abituati a veder traditi dalla cara bellicista Ursula von der Leyen i valori fondamentali sulla base dei quali (forse) era nata l’Europa, ma ora il suo piano sembra nato apposta per riaffermare il fomento di venti di guerra, che alimenteranno gli spiriti del fascismo e del nazismo.
8oo miliardi saranno destinati agli armamenti: non c’erano quattro soldi, non ci sono mai stati soldi per alimentare le spese sanitarie, per incentivare il sostegno sociale, per promuovere scuola e servizi, ma ora, improvvisamente, non ci saranno difficoltà nell’investire simili cifre per rifornire gli amici dell’industria bellica.
Naturalmente le decisioni della Commissione Europea, che ha appena approvato il piano ReArm, si fonda su tutta la possibile e immaginabile retorica della difesa: il babau è alle porte, è cattivo, vuole invaderci. Il babau è sempre lo stesso: la temibile Russia che, non avendone abbastanza di tutti i suoi territori, vorrà senz’altro anche il nostro. Ingorda! L’unica possibilità in una simile visione è difendersi, e per difendersi occorre armarsi: e questo è esattamente il modello che ha generato tutti gli storici conflitti che conosciamo. La Russia è cattiva e dunque noi non ci vogliamo nemmeno parlare, altro che “farla amica”. Ci parleremo solo dopo che l’avremo sconfitta, “così impara!”. Se una simile logica da bulletto infantile non fosse così pericolosa com’è, sarebbe più divertente ancora ascoltare le varie dichiarazioni che hanno preceduto la riunione: il piccolo Napoleone che afferma che la Russia «è una minaccia per la Francia e per l’Europa», e «chi può pensare che la Russia di oggi si fermerà all’Ucraina?» e mette a disposizione la condivisione dell’arma atomica.
In uno dei più preoccupanti passaggi del suo discorso al Parlamento Europeo la von der Leyen, in cui ci ha fatto sapere che «l’industria della difesa ha bisogno di accedere ai capitali…» ( i nostri, se non è chiaro), ci ha ulteriormente dissipato ogni dubbio quando ha affermato che il progetto troverà la propria realizzazione «così come siamo riusciti a fare i vaccini». Ah, beh, adesso è tutto più chiaro. Infatti anche le armi serviranno a salvare le vite umane, le nostre vite, esattamente come sono serviti i vaccini! E l’industria bellica tutelerà i profitti delle industrie degli armamenti come la produzione di vaccini ha tutelato gli interessi dell’industria del farmaco. Ora sì che possiamo volere tutti la guerra!