IL SUONO INQUIETANTE DELLA LETTERA”U” di Grazia Valente

Non sappiamo se ci avete fatto caso, ma la lettera U contiene in sé un fluido inquietante, che genera istintivamente un sentimento di paura. Dipende certamente dal suono che viene richiamato anche in certi ululati (doppia U!) di animali selvatici, come il lupo, non a caso usato nelle favole per spaventare i bambini. E lupo è una parola con la U. 

Iniziamo proprio dalla parola: paura. Se, anziché la lettera U, nella parola vi fosse, ad esempio, la vocale O, credo si convenga che l’impatto psicologico sarebbe molto diverso. Con la paora possiamo dialogare, farci un giretto pomeridiano in un giorno di primavera. Può perfino richiamare un cicchetto da ordinare in un bacaro veneziano, insieme al baccalà e alle sarde in saor. Con la paura, no, nessun giretto, nessun cicchetto, anzi, chiudiamo la porta a doppia mandata.

Il grande pittore norvegese Edvard Munch ha dipinto, nel 1863,  una serie di quadri famosi intitolati L’urlo. Qui abbiamo addirittura una doppia lettera U, nel cognome dell’artista e nel titolo tradotto in italiano. E non si può negare che l’Urlo dipinto da Munch rappresenti un’immagine che suscita paura, anzi: terrore. Un uomo che cammina lungo una palizzata, il cielo sopra di lui che pare frantumarsi, il viso stravolto da un urlo che avvertiamo come rivolto a noi che guardiamo il dipinto.  L’uomo ne sembra risucchiato. Ignoriamo che cosa ha provocato quell’urlo, ciascuno può immaginare quello che vuole, ciascuno di noi ha il proprio urlo sepolto nella coscienza. Lo stesso pittore descrive la circostanza della genesi del dipinto.

«Camminavo lungo la strada con due amici quando il sole tramontò, il cielo si tinse all’improvviso di rosso sangue. Mi fermai, mi appoggiai stanco morto a una palizzata. Sul fiordo nero-azzurro e sulla città c’erano sangue e lingue di fuoco. I miei amici continuavano a camminare e io tremavo ancora di paura… E sentivo che un grande urlo infinito pervadeva la natura».

Prendiamo adesso un’altra parola: vulnus, termine latino che indica un’offesa, un danno. Anche questa è una parola che appartiene alla categoria delle parole che suscitano inquietudine. 

Se pronunciamo la parola “offesa” non avvertiamo alcun dolore, se invece pronunciamo la parola vulnus ci sembra che l’offesa sia diventata una lama e che sia dentro di noi, penetrata attraverso la nostra pelle. Crediamo dipenda da quelle due vocali – U U – che si dispongono nella parola così vicine, pericolosamente vicine. 

Se proviamo a sostituire la vocale pericolosa con un’altra, ad esempio la lettera A, subito ci rendiamo conto che l’effetto è completamente diverso, Valnus non ci suggerisce nulla, nessuna ferita, nessun danno, nessuna offesa, tutt’al più il nome di un farmaco antinfiammatorio. Maledetta U!

Ed eccoci alla parola che tutti da piccoli abbiamo conosciuto, usata spregiudicatamente dai nostri genitori per indurci a fare qualcosa che non volevamo fare, ad esempio andare a dormire.  Se non obbedisci – dicevano – arriva il Babau, termine a volte alternato con Uomo Nero, altrettanto spaventoso. Il Babau è una figura presente nel folclore italiano e in quello europeo e corrisponderebbe a una sorta di mostro spaventoso. Altre fonti invece ne attribuiscono l’origine proprio al suono onomatopeico che imita l’abbaiare o l’ululato di un animale. Non sappiamo voi, ma noi ne eravamo letteralmente terrorizzate. Ci sembrava di vederlo affacciarsi alla porta della nostra camera (veramente, era il tinello di casa), grande, grosso, minaccioso e molto nero. Il fatto che entrambe le parole contengano la lettera U è solo una coincidenza? 

Proviamo adesso a eliminare la vocale U finale della parola Babau e avremo un bel babà, arrivato fresco fresco dalla pasticceria che un tempo abbiamo frequentato, a Napoli. Ci pare quasi di avvertire sotto il palato il tipico sapore del rum. 

Vogliamo chiudere questa brevissima digressione sulla lettera U con un’osservazione politicamente scorretta. Stiamo per essere governati, a livello mondiale (perché gli Stati Uniti sono una potenza mondiale, anche se non l’unica) da due personaggi nel cui cognome compare proprio la lettera U. Trump e Musk. giornalisticamente già fusi tra loro in: Trusk.  Che cosa dobbiamo aspettarci? Ci consoliamo con il fatto che nella pronuncia le U si trasformano in A?

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