TU VUÒ FÀ L’AMERICANO di Letizia Gariglio
Lo slogan dell’erede della famiglia Kennedy, scelto da Trump per far parte del governo, è ora «Make America healthy again», «Riportare l’America di nuovo in salute».
Ma come lo farà? Mangiando hamburger e bevendo Coca-Cola, e dunque implicitamente invitando gli altri a fare allo stesso modo? Sì, è vero che dopo essere stato immortalato in una storica foto scattata su un jet con Trump e Musk ha subito precisato che sarebbe stato l’ultimo pasto con junk food, prima di dar corpo al nuovo piano per la salute: del resto chi di noi riesce a sottrarsi al cibo spazzatura dal momento che nessuno di noi è in grado di sfuggire al globalismo alimentare?
Nel comunicato con il quale il 14 novembre Trump ha conferito l’incarico a Robert Kennedy come Capo Dipartimento della Salute e dei Servizi Umani ha dichiarato di desiderare garantire per tutti la protezione da sostanze nocive, prodotti farmaceutici nocivi, pesticidi, additivi alimentari che hanno portato gli americani a essere malati o potenziali malati, spesso obesi. Come arrivarci sarà un problema di Kennedy, che in quella foto dà la sensazione di chi sia molto preoccupato e si renda conto di non aver cominciato troppo bene: forse si domanda come raggiungere il proprio obiettivo, in dissonanza con la presentazione della tavola imbandita sull’aereo con hamburger, patatine e coca-cola.
Del resto, che cosa potrebbe rappresentare gli USA nel mondo più di hamburger e patatine? Ma gli emblemi non diventano tali senza prima essersi radicati profondamente nella cultura di un popolo, occupandone capillarmente testa cuore e intestino.
Trump ha dichiarato di Kennedy che egli «contribuirà a riportare l’America in salute; è un uomo eccezionale e si impegna veramente». Da parte sua Kennedy ha detto che gli Americani «sono stati schiacciati dal complesso alimentare industriale e dalle aziende farmaceutiche che hanno ingannato e dato informazioni errate sulla salute pubblica». Ha anche affermato che il Dipartimento della Salute (HHS) svolgerà un ruolo importante nel ripristinare una giusta linea di pensiero e di azione nella ricerca scientifica «per porre fine al dilagare di malattie croniche e per rendere l’America di nuovo grande e sana».
Sono parole che ci piacciono, che piacciono a quella parte di tutti noi che ancora si ostina a credere in un mondo migliore. E non solo per l’America.
Dice Kennedy: “Quando mio zio era presidente il 6% dei nostri figli aveva una malattia cronica, oggi sono il 60%; il 3% era obeso, oggi il 70%». La situazione è poco dissimile da altre, comprese la nostra: non occorre essere complottisti per avere ormai un’idea chiara dei danni procurati dai nostri vaccini, delle disinformazione ricevute, delle imposizioni basate su falsità, imposte nel periodo COVID, delle terrorizzazioni subite. In fondo, non dispiacerebbe nemmeno a noi ricevere parole di rassicurazione circa un futuro di politiche sanitarie rivolte al bene dei cittadini. Non ci rimane che augurarci che il lavoro di Kennedy possa seguire il flusso delle intenzioni dichiarate.
Intanto, sul piano personale, per tutti noi è difficile disancorarci dalle nostre pessime abitudini di uomini frettolosi, piuttosto viziati … e molto condizionati. Molti di noi ricercano nel cibo alto contenuto di zuccheri, elementi che forniscono un alto livello di energia a breve termine e un nutrimento piuttosto basso: adorato junk food! Spesso junk Food e fast-food trovano reciproca alleanza: quando una preparazione veloce (e un consumo veloce) si alleano alla bassa qualità il disastro si potenzia, soprattutto se si aggiunge nel junk food la presenza, oltre a quella dei grassi, di coloranti e di edulcoranti di vario genere, di conservanti chimici, di esaltatori del gusto, di calorie, mentre nel contempo si depotenzia il cibo di fibre, di vitamine, di proteine di buona qualità, vegetali e minerali. E il junk food, si sa, crea dipendenza, oltre a gravi forme di malnutrizione. Anche noi italiani non ne possiamo fare a meno, e annoveriamo nel gruppo degli elementi sbagliati certe pizzacce industriali di bassa lega.
Tuttavia va detto che rimane l’America lo stomaco pulsante del cibo spazzatura, perché lì è stato inventato e poi prodotto industrialmente in serie. Poi si è esteso in tutto il mondo sotto forma di merendine, crackers, bibite gasate, snack, pop-corn, semi dolcificati, caramelle, dolciumi …
Il cibo spazzatura ci domina, ci possiede, semplicemente perché soddisfa il palato, e ci spinge così a ripetere l’esperienza del senso di appagamento e di gratificazione, che ci rende euforici e ci fa rilasciare la dopamina conseguente all’esperienza piacevole, ma tra l’altro è in grado di alterare il nostro senso di pienezza, spingendoci verso la ciotola come fossimo un Labrador.
Se davvero l’America iniziasse una strada di miglioramento sul cibo gli effetti si potrebbero percepire presto in tutto il mondo!