ELEGIA PER UN’APE di Letizia Gariglio
È ormai una quindicina d’anni circa che apicoltori e scienziati segnalano la progressiva diminuzione del numero delle api e delle colonie: troppi pesticidi hanno inquinato i territori, una serie di attacchi di altre specie e una lunga fila di patogeni hanno creato grandi problemi; sappiamo dell’importanza delle api negli ecosistemi naturali perché esse sono implicate nell’impollinazione delle piante spontanee. La riproduzione di alcune specie sia alimentari sia non alimentari dipende esclusivamente da questi insetti. Se le api, tutte le api scomparissero, avremmo un effetto drammatico sull’ambiente, così come oggi è conosciuto, e si arriverebbe addirittura, forse, alla progressiva scomparsa delle piante.
Ma qui, ora, per quanto le api ci siano molto care, non ci occuperemo di questi insetti nel loro complesso, ma desideriamo lamentarci un po’, esercitando l’arte del piagnisteo, per la scomparsa di un’ape in particolare.
È proprio vero che gli insetti ce li vogliono solo fare mangiare: quando ne gira uno che ci piace, è utile, costituisce un pezzo importante della nostra storia, ecco che ce lo portano via. Così l’Ape su tre ruote se ne va a farsi costruire in India, dopo 76 anni di presenza sul suolo italico. Una piccola perdita, forse un’inezia nel panorama generale dei disastri planetari. Certo, eppure ecco un ulteriore segnale di un mondo che finisce.
Che cos’è un’ape rispetto alle auto a guida completamente automatizzata? Eppure…
Progettata dall’ingegnere aeronautico Corradino d’Ascanio come motofurgone derivato da uno scooter (lo stesso ingegnere aveva inventato anche la Vespa) ora verrà fabbricata solamente in India per il mercato locale e per quello africano.
Nacque nel ‘48 nella nostra Italia stremata dalla guerra, povera di mezzi, divenendo presto un’icona, l’ideale rappresentante di una cultura e di un’operosità di un Paese che voleva rinascere, non solo in campagna.
Oggi, rimasti orfani a causa delle normative europee stringenti, non ci rimane che dedicarci, con tono misto e sognante, a un po’ di sfogo sentimentale per il mondo che stiamo perdendo.
Elegia per un’ape, per un Ape
Oh, veicolo caro ai campi, alle piazze e ai cuori,
mitico ronzio che tra le colline vibrava,
là, dove il sole d’Italia splendeva sui borghi,
oggi ti sposti lontano, tra genti e terre straniere.
Non più le mani operose di Pontedera ti forgiano,
ma altri cieli t’attendono, indomite strade.
Resti memoria d’un’era, d’un sogno italiano,
piccola Ape, nei cuori per sempre sarai.