LA VOCE IMPAZIENTE. VIAGGIO NELLA POESIA (2, 3) di Grazia Valente
2. Il rispetto verso la creazione
Prima di proseguire, è opportuno sottolineare come sia utile, ma più ancora doveroso (esortazione rivolta in primo luogo a noi stessi) avere sempre un atteggiamento rispettoso nei confronti della composizione poetica con cui veniamo a contatto. Rispetto dovuto alla creazione in quanto travaglio, rispetto per il mondo del poeta che ci viene dischiuso. La critica, che è giusto vi sia, dovrebbe essere rivolta piuttosto al poeta. La poesia è sempre innocente. Per parte nostra,riteniamo che la critica sia come la pioggia di primavera: farà crescere più alta l’erba.
al mio lettore
Grazie
di venirmi a trovare
ma
per favore
non calpestare le aiuole
3. La consapevolezza dei propri limiti
Un altro aspetto che potrebbe apparire ovvio, ma sul quale, secondo noi, non si insiste mai abbastanza, è quello di avere sempre ben presente la consapevolezza dei propri limiti anche se, naturalmente, è bene tendere verso l’alto. Meglio non farsi troppe illusioni sul nostro essere, o sentirci, poeti. La strada è tutta in salita.
a me stessa
Non illuderti
non sarai mai la Dickinson.
La poesia non è
il tuo solo cielo
come talvolta hai creduto.
E adesso
chiedile scusa
se camminando
per uguali sentieri
qualche volta,
con la punta del piede,
le hai sfiorato
per caso
il vestito
Emily Dickinson, la poetessa statunitense che tutti conosciamo, vissuta tra il 1830 e il 1885, senza mai allontanarsi da Amherst, il suo paese natale, è secondo noi una delle voci poetiche più significative della letteratura americana. Non sapremo mai se sia stato proprio questo suo isolamento a fare esplodere in lei la vocazione poetica. Ed è riflettendo su questo aspetto , vale a dire quello di una vita di assoluta dedizione alla poesia, che ci interroghiamo su quale sia il nostro limite, il punto estremo cui siamo disposti a sacrificare parte della nostra esistenza. E quando appare evidente che non abbiamo la forza necessaria (per non parlare del talento, ma le due cose sono intrecciate) per pagare un prezzo tanto alto, anche la nostra poesia si ritrae e si rapporta e si dimensiona allo spazio che noi siamo in grado di offrirle. Anche lei, come noi, si accontenta di essere ciò che è, senza voler essere ciò che non può essere. Qualcuno ha scritto: “I limiti del mio linguaggio sono i limiti del mio mondo”. Naturalmente, questo non significa rinunciare a migliorarsi. Per riuscirci, dovremmo avere sempre la “grande poesia” come punto fisso di riferimento. Il nostro faro nella notte.
I grandi poeti
sono i miei Vangeli.
Ai loro piedi
ho posato il mio povero
velo di novizia
Siamo convinti infatti che sia meglio ritrovarsi come eterne novizie nel convento dei grandi poeti, piuttosto che Madri Badesse in un monastero di cartapesta.