PROBLEMA DI PANCIA (E METRO DA SARTA) di P.P. Roe (Pietro Paolo Capriolo)
Non c’è da scomodare l’enterologo né il dietista, per ora; basta un breve ripasso di geometria per risolvere questo genere di problema. L’occasione mi si è proposta con il regalo di una bella cintura di cuoio. Le amiche m’hanno acquistato una taglia un po’ abbondante, cosicché per poterla utilizzare ho dovuto praticare un foro in più con la pinza fustellatrice da bricolage. Per evitare di farlo ad una distanza non in sintonia con la sequenza dei preesistenti, ho preso bene le misure: 2,5 cm.
Più che per scrupolo, per curiosità, ho ripetuto la misurazione su altre due cinture di diverso marchio: sempre 2,5 cm. Ci sarà una regola consolidata, mi son detto, e così ho cominciato a fantasticare numericamente.
Nel caso specifico s’è trattato dell’adattamento di un prodotto nuovo, ma anni addietro tirare la cinghia si faceva per fame e, come m’insegnava il nonno irridendo ai fasti imperiali del regime totalitario dei suoi tempi, durante la guerra quel nuovo buco in più era chiamato “foro Mussolini”.
Ora, semmai, abbiamo il problema opposto e benché gli uomini non facciano sistematicamente prove di costumi balneari come le signore, capita anche a loro che un paio di pantaloni ben riposto nel guardaroba non gli vada più bene.
È evidente il contrasto del sé corporeo con le attenuanti generiche di quando si stava mettendo su appena un dito di pancia. L’unità di misura è quanto di più arbitrario si voglia adottare, però è figlia delle altrettante soggettive due forchettate in più che in qualche mese, quasi con la subdola lentezza delle stalattiti, hanno depositato all’equatore umano un piccolo strato di adipe.
Salvo gonfiori artritici o d’altro malessere, l’estrema falange delle dita non subisce repentine variazioni volumetriche dovute a peccatucci di gola.
Mi propongo da cavia.
In corrispondenza dell’unghia, il mio mignolo sul righello ha uno spessore di 0,8 cm e con il metro della sarta allibisco un po’ nel constatare che il mio giro vita è di 94 cm.
Se immaginiamo la figura umana, prima e dopo l’aumento di peso, come due elementi contigui di una bambola matrioska ciò che ci interessa è la variazione dell’anello della cintura, cioè delle due circonferenze.
Il diametro del mio giro vita (secondo la formula: diametro = circonferenza fratto pi greco) sarebbe di circa 30 centimetri, infatti 94 : 3,14 = 29,93…
Ingrassando di appena la punta del mignolo (29,93 + 0,8 = 30,73 cm), il nuovo giro vita (Circonferenza = diametro per pi greco) risulterebbe di circa 96,50…
Tra la seconda e la prima circonferenza (96,50 – 94) ci sono appunto grossomodo 2,5 cm, proprio quanto risulta dalle misurazioni per adattare la nuova cintura.
La domanda è spontanea: la tradizione sartoriale ha dunque previsto su base matematica che quando si allenta o si stringe la cinghia si proceda proprio di 2,5 cm?