UN PO’ DI ZUCCHERO NEL CAFFÈ? BUON ANNO di Letizia Gariglio
Noi sappiamo che il Covid 19 era un disastro previsto. E era anche annunciato da molti documenti redatti da persone e gruppi che non nascondevano di conoscere quanto sarebbe avvenuto. Già nel settembre 2019 Fauci pubblicava uno studio in cui presentava l’ipotesi di una pandemia pericolosa. Anche l’Oms, sulla base – si diceva – della diffusione di una malattia a carattere epidemico presagiva scenari pandemici. Il World Economic Forum e la Bill and Melinda Gates Foundation organizzarono insieme Event 201, simulazione di una pandemia globale dovuta a un coronavirus trasmesso all’uomo dai pipistrelli, che si tenne al Johns Hopkins Center for Health Securiity. Come è ovvio in seguito negarono che ci fossero coincidenze fra la pandemia che si era scatenata nella realtà e quella simulata… Ora siamo arrivati al 2022 e credo possano rimanere pochi dubbi sull’efficacia offerta dal Covid 19, dall’inizio della pandemia a oggi, nel consentire di aumentare, con la scusa dello stato di eccezionalità, il controllo politico della popolazione, nel diminuire la privacy e nel realizzare lo spostamento della democrazia verso una direzione più autoritaria: lo stato di emergenza sanitaria continua a spalancare le porte al controllo e alla sorveglianza. Da pochi giorni in Italia si è arrivati a un nuovo punto, che ha ulteriormente ristretto la possibilità dei singoli di operare scelte per la propria salute, con l’obbligo della vaccinazione di fasce di popolazione secondo criteri di età. Finora l’escalation vaccinale aveva investito soprattutto funzioni e ruoli lavorativi: da ora la linea di taglio dividerà i giovani dai vecchi (e conterà ben poco non sentirsi tali). La nuova disposizione si mangerà un’altra fetta di libertà dei cittadini, e la resistenza sarà sempre più lieve. Mentre ciascuno si predispone (più o meno) alla propria n-dose di vaccino che continua a essere sperimentale, ci chiediamo che cosa ci riserverà questo 2022 appena iniziato. Perché non seguire anche noi di Parole in rete il gioco delle previsioni per il periodo che verrà? Non saremo noi ad esprimerle, secondo la nostra intuizione e immaginazione: ci affideremo al pensiero e alle parole di eminenti personaggi, che non hanno lesinato né negli ultimi anni né negli ultimi mesi, l’esternazione della loro concezione del mondo.
Prevalgono senz’altro personaggi legati al mondo informatico, sempre vincente e destinato a stravincere. Penso innanzi tutto a Raymod Kurzweil, informatico, inventore e pioniere in molti aspetti dell’informatica, ingegnere capo della Google; in passato profetizzò la diffusione del wifi, o la diffusione delle transazioni finanziarie al computer… più recentemente la sua previsione riguarda un momento del futuro in cui i progressi tecnologici si susseguiranno uno all’altro in modo talmente veloce che avranno un effetto «disarticolante» sull’organizzazione sociale degli umani: quel momento sarà il punto che segnerà la fine di una storia dell’uomo e l’inizio di un’altra, completamente diversa. Ecco che gli uomini saranno potenziati da Intelligenze artificiali: essi, uomini e macchine insieme, diverranno le forze senzienti della terra; le Intelligenze artificiali diverranno capaci di ridisegnare se stesse e il progresso tecnologico avrà sviluppo esponenziale (non lineare). Si realizzerà una fusione (di cui Kurzweil non vede che l’aspetto positivo) tra intelligenza umana e intelligenza artificiale, fra uomo e macchina, che consentirà un enorme sviluppo dell’intelligenza umana.
Il momento in cui l’anima umana si unirà allo strumento tecnologico viene da lui definito «singolarità». Il processo di transumanesimo come superamento delle «limitazioni biologiche» dell’uomo è in atto ed è, secondo lo scienziato, un processo del tutto positivo. Quanti di noi sono altrettanto disponibili a crederlo? Non posso che lottare con le mie resistenze personali, sebbene venga colta da parecchi dubbi; mi chiedo quanta parte di transumano ci sia in noi. Dopo tutto ci sottoponiamo da una vita all’inoculamento di vaccini, prendiamo integratori e medicine, siamo stati alleggeriti da appendici, cistifellee, formazioni sgradite di vario genere cresciute indesideratamente nel nostro corpo, usiamo spirali e altri mezzi anticoncezionali, indossiamo gli occhiali, qualcuno, ahimè, anche l’apparecchio acustico, senza contare gli impianti dentari, i by-pass, gli stent inseriti nelle coronarie, protesi di vario genere sparse sul territorio del corpo umano: possiamo dire di essere del tutto umani? Ci vuole un bel coraggio!
Un altro personaggio si affaccia sulla strada del transumanesimo: il magnate Elon Musk, che lavora tuttora al perfezionamento di un progetto di impianto di un chip nel cervello umano: il Neuralink. L’ambizione è quella di arrivare alla «cognizione sovrumana». Naturalmente il progetto desta molti dubbi, sebbene Musk punti al miglioramento del ragionamento umano ma anche di quello della salute. Il Neuralink sarebbe una interfaccia fra cervello umano e computer: un microchip degno delle narrazioni fantascientifiche (ma qui del tutto reale) che andrebbe impiantato nel cervello umano. Non sono finora stati palesati sperimentazioni sull’uomo, solo su una maialina di nome Gertrude. Auguri a Gertrude.
«Welcome to 2030» è il titolo di un intervento pronunciato da Ida Auken, ex ministro dell’Ambiente danese al penultimo World Economic Forum. È un discorso strutturato come una lettera proveniente dal futuro ma è, come dice l’autrice, «uno scenario che mostra dove siamo diretti». Il sogno di Ida, utopico per lei, distopico e terrorizzante per noi, inizia così: «Non possiedo nulla. Non ho un’auto. Non ho una casa….». La poveretta, secondo la nostra visione- s’intende, dice di vivere in una città dove l’abitazione personale «è in uso a altri ogniqualvolta ne abbiano bisogno» Nel suo folle scenario la sciagurata non possiede neppure una pentola per cucinare, ma gli utensili di cucina vanno noleggiati e vengono consegnati alla sua porta in pochi minuti quando ne ha bisogno. Immaginate: voi venite a trovarmi in una casa X (non posso dire casa mia perché non lo sarebbe); io vi propongo un caffè; voi accettate. A questo punto immagino di dover fare l’ordinazione di noleggio di una caffettiera, magari anche del caffè e dello zucchero, se lo prendete dolce… e qui mi areno: solo Totò potrebbe farcela. Va detto che nel corso della lettera la scriteriata Ida ammette qualche fastidio per la mancanza di privacy «non solo in tutte le azioni, ma addirittura nel pensiero e nei sogni». No comment.
La lettera ha avuto, come si può immaginare, grande risonanza. Una curiosità: il documento è stato depennato, è sparito dai documenti pubblicati sul sito del WEF, dove rimasto disponibile per molto tempo. La chicca è comunque disponibile su molti siti. Fra le previsioni di cui abbiamo parlato fin qui è certamente la più odiosa, perché si infiltra pericolosamente nelle nostre piccole certezze quotidiane, creando un profondo sconforto che, vi assicuro, aumenterà se leggerete tutto il documento originale.
Per consolarsi non ci rimane che il cibo. Sì… Ma… forse… E non tanto perché lo spettro della ciccia ci perseguita e nemmeno per quello degli insetti, che ci inseguono pretendendo di entrare nella nostra bocca: c’è di peggio. Una certa sensazionalità ha suscitato l’intervento di uno scienziato svedese al Summit Gastronomico svedese, quando i giornalisti hanno cominciato a far circolare la parola cannibalismo. Devo essere sincera: mi sento di dover smentire l’interpretazione sensazionalistica che alcuni colleghi giornalisti hanno proposto, un po’ dovunque, delle parole di Magnus Süderlund, professore al Dipartimento di Marketing e Strategia alla Stockholm School of Economics; ho avuto modo di avvalermi di una corretta traduzione dallo svedese dell’intervento del ricercatore: in realtà le sue parole sono molto moderate e asettiche. Nell’intervista in questione Süderlund afferma di essere interessato a ricercare metodi non tradizionali di approvvigionamento del cibo: tra essi, la carne umana. Il professore dice di essere interessato a indagare l’attitudine, l’aspetto psicologico del mangiare carne umana. Ammette che ci sono un sacco di tabù da rompere. «Che cos’è che rende il cannibalismo un tabù e fa reagire le persone con disgusto al mangiare carne umana?», domanda l’intervistatrice.«I corpi devono essere morti», risponde lo scienziato, ma ammetto di non capire né dal tono della voce né dall’espressione facciale se la risposta comporti un quid di ironia; spiega in ogni caso che dopo la morte le persone vicine allo scomparso desiderano onorare «un corpo morto». Vi è un’ultima ragione, ed è conservativa: la gente non vuole mangiare cose che non conosce. L’intervistatrice fa riferimento all’alimentazione con insetti: «molto meno popolare di quanto viene raccontata», almeno in occidente. Ribadita la necessità di ricercare in tutte le direzioni, quando si tratta di trovare risposte per la sostenibilità e l’ambiente, ci conforta un pensiero fondamentale di Süderlund, quando dice che «(l’atteggiamento dei consumatori) rende molto difficile la strada per il business di chi vuole lanciarsi nel commercio di carne umana». Meno male che la scarsa appetibilità della carne umana per gli affaristi (scusate il gioco di parole) ci preserverà, almeno per un po’.
Bene, dunque facciamo il punto sulle previsioni sull’anno e sul futuro a venire:
* saremo sottoposti a in gran numero alla somministrazione (in parte forzata) di un vaccino del tutto sperimentale i cui risultati sono attesi per la fine del 2023;
* Saremo ibridati con le macchine ;
* Non avremo più una casa (e, peggio ancora, io non potrò offrirvi il caffè);
* Ci attende un microchip sotto pelle;
* Mangeremo insetti (e forse qualcos’altro).
Buon anno!