ANTROPOLLENE racconto di Rossella Monaco
Articolo tratto da “La Repubblica” 20 ottobre 2038.
“Prima ci siamo giocati il pensiero indipendente, poi la struttura corporea.” Nell’anno 2038 la razza umana è suddivisa in tre generi fondamentali. Suina, bovina, volatile. Già nell’antica mitologia pagana, un attento osservatore avrebbe percepito un anelito umano verso la bestialità. Il Minotauro e le Arpie, tanto per citare un paio di esempi, scaturiscono dalla fantasia classica. Poi c’è la fascinosa Circe e il magico potere trasformativo. Ulisse e compagni ne fecero esperienza grugnendo e grufolando ai suoi piedi, mentre Plutarco, uomo di ingegno controcorrente, mezzo secolo dopo Cristo, elogiava tale capacità considerando preferibile soggiornare in un corpo suino piuttosto che in uno umano, a suo dire, inferiore. Andando indietro di qualche secolo ancora, finiamo tra le pagine di Erodoto. Qui la situazione è opposta, ma darne un breve accenno può essere utile per capire il contesto attuale.
In un capitolo delle “Storie” Erodoto ci narra dei Padei, un’antica popolazione dell’India orientale con una strana usanza, endocannibalismo. Se ti inglobo, ti possiedo. Mangiare i propri cari, previo rito purificatore, era il sistema migliore per tenerli sempre con sé. Si assorbivano qualità e pregi dei defunti, mentre venivano cestinati i lati peggiori. Il rituale a questo serviva, sgrassare il parente da ogni cattiveria e meschinità per cuccarsi il meglio, ma è una vecchia storia, molte civiltà primitive mangiavano il cuore e il cervello dei nemici uccisi in battaglia per sottrargli coraggio e intelletto. Le frattaglie andavano alla grande. I Padei che adorano il transfert si spingono oltre. Quando si ammala un uomo o una donna, viene ucciso prima che la malattia lo renda inappetibile. Ovviamente tutti fingevano di stare benone, se chiedevi a chiunque: “come va?” anche se aveva le budella fuori dalla pancia rispondeva: “Mai stato meglio.” nascondendo il malloppo sotto il camicione. Il vantaggio della società Padea era l’eterna gioventù, nessuno invecchiava, veniva mangiato prima.
Poi l’antropofagia fu superata. Prioni, pestilenze e morte ne decretarono la fine. Le religioni, anche quelle che nei primi tempi l’avevano giustificata, iniziarono a remargli contro. Nell’uomo c’è la scintilla divina, non ci raccontiamo storielle di nobili virtù assimilate in un modo così esecrabile. Divorare i nostri simili è un gesto barbarico. Piuttosto osserviamo l’audacia, la bellezza, la generosità degli animali, sono divini anche loro o no? Ecco che il cetriolo cambia posto. Nella nuova religione Gesù diventa l’agnello di Dio felice di sacrificarsi per mondare i peccati dell’uomo.
Il resto è storia, dalle vecchie fattorie ia-ia-o si passa agli allevamenti intensivi, agli hotel cinesi a venti piani per suini, ai grattacieli americani per polli. Le foreste sono abbattute, i polveroni di germi viaggiano in prima classe. I virus sempre più aggressivi, coronati o no, fanno il bello e il cattivo tempo.
Dall’Antropocene si entra nell’era dell’Antropollene.
Noi.
Ma andiamo per ordine.
Dopo il 2020, chiamato a torto, annus horribilis, il peggio doveva ancora arrivare, la popolazione mondiale era andata incontro a sempre più frequenti epidemie. Il motivo era chiaro persino a quelli della OMSE, l’organizzazione mondiale della sanità e dell’economia: “spilloveraggio”. Cioè il triplo passaggio del virus, in gergo tripletta, da una specie selvatica a una “cibo-domestica” e in ultimo all’uomo. Lombate, girelli, mortadelle, cosciotti di agnello e altre carcasse diventarono le armi più potenti delle pandemie. Non rimaneva che radere al suolo gli allevamenti intensivi, salvare quei due o tre miliardi di alberelli rimasti sul pianeta e rimpinzarsi di cibo vegetariano.
Già.
La verità? La E della OMSE non è messa lì per bellezza.
Con una mossa strategica i governi cambiano registro e “scoprono” i veri colpevoli, i pipistrelli. I nuovi capri espiatori vengono decretati a reti unificate gli unici rei. “Topacci volanti.”, “Maledetti bastardi.”, “Con quelle faccette paracule non ce la raccontano mica…”.
I mercati della carne sono salvi e le pandemie pure.
Col passare dei mesi il gioco dell’umana compensazione trasforma il pipistrello in nemico mondiale da sconfiggere o al limite da emulare, i remake sul conte Dracula spopolano. “Si non potes inimicum tuum vincere, habeas eum amicum” avrebbe detto Cesare.
Esplode la moda. Grandi stilisti e giovani outsider cavalcano l’onda e si sbizzarriscono come non mai. In strada, nelle giornate consentite alla libera uscita, è una sfilata di completini alla Nosferatu, persino i cani indossano mise da pipistrelli. Gli occhi umani sono cerchiati di viola, ma non dipende dal make-up, l’effetto è naturale, non uscendo più dal proprio buco si perde in salute e l’aspetto cadaverino è d’obbligo. Il meglio sono i denti, gli specialisti odontoiatri allungano canini a richiesta, sotto le mascherine una moltitudine di Vincent Price da “Il club dei mostri” si aggira per la via. Vietato ogni contatto fisico, i ribelli creano una nuova tendenza, mordersi. Ogni membro rivoluzionario deve però mostrare l’app in cui non risulta positivo al virus. Persino nel cinema erotico è un continuo “mozzicamento”. È ormai noto il nome del porno attore evirato durante una fellatio.
Andiamo avanti.
Il virus è mutato ancora una quarta, quinta, sesta volta e poi ancora e ancora, alla fine non si contavano più. Sterminati i pipistrelli la gente continuava a mangiare bestiame, animali tenuti a catena, lerci, uno sopra all’altro, ammassati nel proprio letame, liquame riversato nei fiumi, nell’aria, nella terra. “La carne mi fa bene, sono anemico”, “ho bisogno di proteine, ma anche di anabolizzanti”, “gli ormoni? Li mangiamo da sempre”, “Nutrirmi di cadaverina e putrescina, mi fa sentire dark” “Ce piaciono l’abbacchi, li polli e le galline…”“eccetera”. È successo. Sparita l’autonomia mentale, la massa faceva qualunque cosa gli venisse ordinata. Ci siamo ingozzati di ciccia, sempre più grassi, sempre più rinchiusi, sempre più barzotti, immobili davanti alla tv, il pianeta è diventato un unico allevamento intensivo, umani e animali. A un certo punto sono sparite le differenze.
Il 2037 sarà ricordato come l’anno delle prime mutazioni, quelle vere, non le tettine spuntate ai maschietti, o i testicolini pendenti dalle vagine delle bimbe, ben altro.
A novembre è iniziata l’ultima epidemia. State a casa, ripetevano, buttate olio bollente su quelli che escono, cazzo non hanno le mascherine? Seviziateli, da lontano però. I negozi che vendono strumenti di tortura allungabili sono sempre aperti. Rapporti sessuali con il coniuge consentiti esclusivamente con il nuovo preservativo da testa, giusto il tempo di un’apnea.
Dovete essere pazienti, dai, fra poco sarà pronto il nuovo vaccino e tutto tornerà a posto. (Essere ‘pazienti’ inteso come ‘clienti’ della Big Pharma?) NdA.
Dopo cinque mesi di clausura l’infezione si è trasformata nella terribile pandemia detta “Pestilentia extrema”.
L’antica passione è stata esaudita. La mitologia ha vinto. Virgilio, Omero, Ovidio ce l’hanno fatta. Abbiamo iniziato a mutare. Prima un naso, poi le orecchie e la forma degli occhi, infine il corpo e la testa. Il mélange seguiva una sua logica. Chi nella vita aveva mangiato più manzo per esempio, poteva sviluppare una testa da bue, chi si era dato al prosciutto mostrava molto spesso il muso porcino, le gambe a “zampone” e la codina riccioluta, e così dicendo. Ho una zia greca, allevatrice di ovini e amante dello stufato di pecora, che di umano ha mantenuto solo la faccia, per il resto è una graziosa pecorella. Inutile sottolineare i disagi della zia quando è costretta a entrare nel recinto dei montoni.
Ai tre generi fondamentali, suino, bovino e volatile, si aggiungono le varie sotto tipologie. Ne elenco alcune. I Minotauri, i Centauri, i figli di Circe, gli Antropolli, Anthropos–pullum, da questi ultimi deriva il nome della nostra epoca.
Il razzismo come prevedibile è spietato, i Minotauri sostengono di essere superiori ai figli di Circe, i Centauri dicono di avere sangue blu, gli Antropolli rappresentano l’élite intellettuale, mentre gli ovini, cioè la maggioranza, non riesce più a parlare, bela.
Nella vecchia fattoria ia-ia-o.
P.S. In un paio d’anni ho visto crescere il piumaggio, due ali semi atrofizzate sulle scapole, cresta e bargigli e un corpaccione da gallinaccio. Ebbene sì, chi scrive è un Antropollo. In un certo senso siamo dei privilegiati, malgrado il becco parliamo ancora con scioltezza, e possiamo scribacchiare. Forse un giorno voleremo anche. Al momento faccio risuonare dei fantastici chicchirichì liberatori, uno spettacolo.
P.S. secondo, Perché i giovani quando era ancora possibile non si sono ribellati, mi chiede qualcuno.
Da buon giornalista non ho risposte certe, ipotizzo. Annichilimento mentale operato dai media, istruzione ai minimi storici, paura, ricatto morale. Su questo mi soffermo qualche riga.
Dopo che avevano abusato del mondo, sbudellandolo e infilando trivelle in ogni angolino remoto, quando si sono visti alle strette, di fronte alle pandemie, i “vecchi” hanno minacciato i “giovani” di “asintomatismo egotico”, di essere cioè, con la loro maledetta voglia di uscire e di divertirsi, mortis causa dei teneri nonnini. I “giovani” sanno che i “vecchi” si sono divorati il pianeta pezzo per pezzo fregandosene un cazzo dei nipoti, ma come dice Freud, i sensi di colpa ti fottono.
P.S. terzo, Notizia fresca, è stato firmato un decreto che rende possibile mangiare i nostri parenti zoomorfi solo se periti per cause naturali. La new zoo-antropofagia è istituzionalizzata. I Padei sono alle porte. Non si può negare a un poveraccio di mangiarsi un cugino pollo morto d’infarto. In una civiltà sempre più popolata e con scarse riserve alimentari una risorsa del genere può salvarti il culo e regalarti qualche altro giorno di vita. A proposito, il mio deretano ultimamente sta assumendo l’aspetto di quello di un babbuino e giuro non ho mai mangiato una scimmia in vita mia.
(giugno 2020)