SPIGOLATURE DA LEAVITT di Grazia Valente
Qualche tempo fa ci è passato tra le mani un romanzo del quale abbiamo annotato alcuni passaggi che ci sono parsi interessanti. Il romanzo si intitola “MARTIN BAUMAN” e l’autore è David LEAVITT (1961). Nel romanzo, autobiografico, uscito nel 1980, con un Leavitt appena diciannovenne, si parla di scrittura creativa perché il protagonista del libro, Martin Bauman, è allievo del seminario di Scrittura creativa “Regole per diventare scrittore” – corso di 4 ore settimanali – tenuto a New York da Stanley FLINT ( il nome è di fantasia, probabilmente riconducibile a Gordon LISH, potente editor nonché scopritore di talenti letterari).
Nel libro sono interessanti le annotazioni sull’ambiente letterario newyorchese. Si tratta, più che altro, di spigolature spesso connotate da ironia e lieve sarcasmo. La lettura di questo romanzo è estremamente interessante: dalla iniziazione alla scrittura dell’autore-protagonista, alla sua scalata al successo, non trascurando i tormenti sentimentali acuiti dalla omosessualità. Un libro dolorosamente sincero, nel solco della tradizione della grande letteratura americana.
DICERIE IN MERITO AL CORSO DI FLINT
Flint alla fine del trimestre induceva i suoi studenti a mettere per iscritto i loro segreti più profondi, più intimi e più sporchi e poi gli intimava di leggerli ad alta voce a uno a uno. Chiedeva se erano pronti a dare un braccio o una gamba pur di scrivere una riga bella quanto quella di apertura di “Ritratto dell’artista da giovane” di James Joyce. («C’era una volta nei bei tempi andati una muuucca che veniva giù per la strada e questa muuucca che veniva giù per la strada incontrò un bravo bambino chiamato piumino …»
Si diceva che avesse con sé una pistola e sparasse un colpo ogni volta che uno studente leggeva una frase che lui giudicava formidabile.
Dal DECALOGO DI FLINT
Il peggior peccato che potete commettere come scrittori è quello di mettervi in una posizione di superiorità morale rispetto ai vostri personaggi.
Al genio la gente perdona tutto, fuorché il successo.
Ricordatevi che quando chiedete a qualcuno di leggere un vostro racconto, gli state chiedendo un pezzo della sua vita: minuti, ore della sua vita.
COME FUNZIONAVA IL SEMINARIO
All’inizio di ogni sessione, uno studente veniva invitato a leggere a voce alta il proprio lavoro. Lo studente leggeva una frase. Se a Flint la frase piaceva, poteva continuare la lettura. Se no lo studente veniva escluso, zittito, mandato in castigo.
ESPRESSIONI CRITICHE ABITUALI da parte di Flint:
balbettio infantile; colpo di tosse
Il 1° PRINCIPIO di Flint: Dateci dentro!
Il 2° PRINCIPIO di Flint. Considerare particolare o speciale qualcosa che era capitato a qualcuno, equivaleva a commettere non solo un errore, ma un peccato contro l’arte, dal momento che tutte le esperienze umane, per quanto possano sembrare diverse in superficie, hanno un sottofondo comune.
FLINT odiava la parola INTRECCIO
AFORISMI SULLA SCRIVANIA DELL’AMICO LIBRAIO ANTIQUARIO
Non giudicare mai un libro dal suo contenuto.
La cosa peggiore che si possa fare a un libro è leggerlo
NELL’UFFICIO DI EDITH ATKINSON (direttrice di rivista letteraria) sono affissi 3 biglietti:
- Titoli oltre i quali non continuare a leggere: “La prima volta”
- Frasi oltre le quali non continuare a leggere: “La chiamata mattutina arrivava presto a Auschwitz, ma a Baruch non importava, era una persona mattiniera”
- Parole oltre le quali non continuare a leggere: “Miriade”
METODO PER IL CONTEGGIO DEL PAGAMENTO DEL RACCONTO PUBBLICATO DALLA RIVISTA
Tutto lo staff della rivista legge il racconto e gli dà un voto da A a D. Poi si fa la media dei voti. Quello del direttore conta più degli altri. E in base alla media viene stabilito un tanto a parola.
SLUSH PILE = mucchio di fango: è l’appellativo con cui venivano chiamati i manoscritti non richiesti che arrivavano nella redazione della casa editrice HUDSON. Anni dopo i manoscritti non richiesti non venivano più neanche letti , ma restituiti al mittente senza nemmeno aprirli.
DIALOGO TRA MARTIN BAUMAN E STANLEY FLINT A PROPOSITO DELLE PRIME 80 PAGINE DEL NUOVO ROMANZO DI BAUMAN
- Mi chiedevo se per caso era riuscito a dare un’occhiata alle pagine che le ho dato
- Pagine?
- Il romanzo
- Quale romanzo? Non mi hai dato nessun romanzo
- Ma io …
- Ah, vuoi dire questa roba? e indicò il manoscritto. Ma questa roba non è un romanzo. Questa qui è solo carta con dei segnetti sopra! Un romanzo è una combinazione chimica. Un romanzo manda scintille. Atomi in orbita, che emanano scariche elettriche che li raggruppano in una struttura. Mentre questa roba … non è altro che lettere combinate in parole, parole in frasi, una frase dopo l’altra bla-bla-bla. Troppa trama, troppi argomenti, troppe seghe.
GLI INTELLETTUALI DI NEW YORK DI FRONTE A UN LIBRO APPENA USCITO
Lo avevo sfogliato in libreria una dozzina di volte, come fanno sempre gli intellettuali di New York che, prima di guardare la pagina di apertura di un romanzo, esaminano innanzitutto la fotografia dell’autore, controllano la quarta di copertina per vedere chi altro abbia scritto la presentazione, guardano la dedica, controllano i ringraziamenti (per vedere chi sono gli amici dell’autore, e anche da quali istituzioni abbia ricevuto borse di studio, incarichi e “assistenza economica””) e infine esaminano la pagina del copyright dove a caratteri piccolissimi sono elencati i nomi delle riviste su cui sono già usciti (di solito “in forma diversa”) pezzi del libro in questione.
SIBERIA. E’ il nome della zona dei ristoranti di New York in cui vengono relegati i clienti sconosciuti.