SUONO D’INCANTO: IL DIDJERIDOO DEGLI ABORIGENI AUSTRALIANI di Gabriella Sala
Suono d’incanto: il didjeridoo degli aborigeni australiani
di Gabriella Sala
Il didjeridoo è uno strumento a fiato originariamente ottenuto da un ramo di eucalipto scavato dalle termiti: si presenta come un vero e proprio tubo cavo di legno, con entrambe le estremità aperte, che viene suonato facendo vibrare le labbra, appoggiate sulla sua imboccatura ricoperta con cera d’api. La vibrazione, e quindi il suono, nascono dalla vibrazione delle labbra che si incanala nello strumento. Si trovano strumenti con lunghezze e dimensioni diverse, da 1 a 3 metri, anche se i più comuni misurano un metro e mezzo: è la lunghezza che determinerà l’altezza delle note: più lungo sarà il didjeridoo più basso sarà il tono delle note. Riguardo alla sua origine ci sono svariate ipotesi ma certo sappiamo che la cultura di provenienza è quella aborigena australiana, e risale almeno a 1500 – 2000 anni fa. La parte esterna originariamente veniva rifinita e decorata con simboli e immagini sacre. Purtroppo oggi la loro costruzione è divenuta in parte commerciale, per cui l’antica tradizione, che iniziava dalla ricerca del legno e terminava con il decoro, sta andando via via scomparendo.
Attraverso la tecnica della respirazione chiamata respirazione circolare il suonatore ha la possibilità di prolungare il suono a suo piacimento. E’ uno strumento con caratteristiche sonore insolite rispetto agli strumenti comuni per la sonorità, la timbrica e la duttilità sonora, tanto che gli è permesso di fondersi con altri strumenti musicali. Il suono grave e la sua timbrica particolare ci conduce in uno spazio senza tempo, dove tutto si dilata e i ritmi prodotti rompono gli schemi mentali dell’abitudine. Questi suoni profondi dal valore prolungato, e nel contempo ricchi di armonici, simili alla voce dei monaci tibetani, al canto home della Mongolia o degli sciamani Tuva, hanno la capacità di influenzare lo stato di coscienza della persona che lo pratica o di chi lo ascolta. Il didjeridoo è un potente strumento che può riportare la nostra coscienza ad uno stato di calma e concentrazione. In particolare quelli costruiti in legno riescono a produrre delle vibrazioni che sono in sintonia con il nostro corpo su scala degli 8 Hz, frequenza della Terra. Ma di questo parleremo più avanti.
Prima di conoscere il potere e l’incanto di questo strumento scopriamone le sue antiche origini e la cultura antichissima alla quale è connesso.
Originariamente veniva usato solo nell’Arnhem Land, piccola regione del centro nord dell’Australia, fu poi adottato da gli aborigeni dell’intero continente e successivamente dagli australiani bianchi, infine, nel corso degli ultimi trent’anni si è diffuso in tutto il mondo. Gli aborigeni australiani lo considerano uno strumento sacro, viene utilizzato in diversi rituali e cerimonie per raggiungere un collegamento con forze soprannaturali e viene utilizzato a fini terapeutici nelle cerimonie tribali di guarigione. La persona ammalata si distende a terra mentre il guaritore o lo sciamano, soffiando nel didjeridoo indirizza il suono sulla parte malata e, secondo gli aborigeni australiani, l’energia degli armonici, le vibrazioni sonore prodotte da questo strumento, hanno un’azione guaritrice.
In Occidente è uno strumento che viene utilizzato nella musicoterapia proprio per le sue caratteristiche , in quanto si ritiene che il suono grave, continuo e riposante, crei nella persona benefiche vibrazioni, apportando rilassamento, armonia e uno stato di relax. L’azione rilassante viene veicolata dal suono del didgeridoo attraverso un tipo di massaggio che non prevede il contatto fisico diretto tra chi lo effettua e chi lo riceve. La bocca dello strumento viene appoggiata generalmente vicino al corpo o a pochi centimetri da esso. Il suono di questo strumento scioglie ogni tensione e infonde una profonda e duratura sensazione di armonia ed equilibrio: il massaggio sonoro induce sensazioni di galleggiamento, di distensione e di unità di mente e corpo nel suono, di estrema consapevolezza e di controllo del respiro.
Secondo la medicina orientale, i suoni e le vibrazioni prodotte scorrono lungo i meridiani energetici e i chakra del corpo, contribuendo in questo modo alla risoluzione di blocchi energetici. Il trattamento può essere ricondotto ad un livello di efficacia ben più profondo: la mente reagisce attivamente a particolari stimolazioni acustiche, sintonizzando il proprio regime di funzionamento su frequenze simili a quelle indotte dall’esterno.
Ma cosa significa tutto ciò? Il suono, per sua natura, ha la capacità di entrare in risonanza con i corpi circostanti. Quando la vibrazione/suono emesso è in risonanza con la vibrazione e frequenza di chi lo riceve, allora si genera armonia. La produzione di alcune frequenze o suoni, per loro natura, richiamano uno status di benessere, producendo un effetto di riequilibrio del nostro organismo come avviene per la frequenza 8 Hz della Terra o per suoni / strumenti intonati a 432 Hz, utilizzati anche nella cura e terapia. Sono state svolte molte ricerche a riguardo sia in campo musicale, medico e delle neuroscienze e si è constatato che il corpo riconosce la frequenza di origine.
L’ascolto di strumenti o musiche intonate su tali frequenze, essendo l’accordatura in armonia con i processi biofisici dell’organismo, favorisce un’armonizzazione. Ogni organo (che vibra ad una propria frequenza) quando si trova in uno stato disarmonico ed entra in risonanza con una frequenza armonica, gradualmente si normalizza ritornando alla sua frequenza originaria o induce un processo di guarigione.
Ciò dimostra che le frequenze e le vibrazioni possono influenzare la materia.
(novembre 2018)