ARARATA (LE MILLE FACCE DEL CRISTALLO) di Wanda Scuderi
Ararata di Wanda Scuderi
La silfide roteò come una trottola nel vortice, mentre fulmini e saette descrivevano squarci nel cielo scurissimo. Il temporale diventava sempre più violento e la piccola valle era sferzata impietosamente dalla pioggia e dal vento.
Mentre Arata piroettava, lasciandosi andare alle correnti, realizzò che questa danza non la rendeva felice e gioiosa come prima. Da un po’ di tempo, infatti, sentiva una certa inquietudine, il desiderio di qualcosa di nuovo, il bisogno di un cambiamento.
Guardò dall’alto la piccola valle brulla e fangosa. Sembrava una conca, un piccolo nido allagato. Non era proprio un bel paesaggio, ma stranamente Arata lo trovò attraente e invitante.
« Potrei fermarmi qui», pensò «mettere pace tra aria e acqua e armonizzare questo luogo».
Subito si senti felice: aveva trovato una Missione di Vita.
Atterrò proprio al centro della conca, in mezzo all’acqua, tra lampi e tuoni che squassavano l’aria.
Si guardò intorno mentre i bagliori illuminavano a sprazzi il paesaggio. Da cosa cominciare? Cosa poteva fare? E come? Si lasciò andare al suo istinto e lasciò che l’Amore, che sentiva improvviso per quel luogo, la guidasse. Cominciò a muoversi con grazia, allungandosi e dondolandosi, ora fluidamente, ora vorticando in tutte le direzioni. Modellò il suo corpo di luce a formare delle pseudo-braccia e con quelle formulò una danza sinuosa e con la forza del suo forte desiderio iniziò a modulare le energie elettriche fuori controllo del temporale.
Un po’ alla volta le condizioni atmosferiche nella valle e intorno ad essa si modificarono e tutto si acquietò.
Orgogliosa del suo potere, Arata osservó il paesaggio sotto e intorno a lei. Per quanto devastato e selvaggio già lo amava intensamente e lo sentiva suo.
Nei giorni seguenti l’acqua prese a defluire e la conca si asciugò. Fu a quel punto che la silfide scoprí che il contatto con l’acqua le era piaciuto molto ed ora che non c’era più, l’elemento le mancava. Alla pioggia successiva la conca si riempì nuovamente e Arata escogitò un sistema per trattenerla. Modulò la sua pseudoforma come una lunga colonna posta al centro della conca, la allargò alla base come a costituire una grande coppa rovesciata e con quella tenne ferma e raccolta l’acqua. Lasciò liberi solo alcuni punti per accogliere i torrentelli che scendevano verso la conca e per far defluire il sovrapieno.
L’Elemento Acqua con stupore accolse l’abbraccio amoroso e si adattò volentieri alla forma quasi circolare del bacino, acquietandosi e divenendo un po’ alla volta limpida e cristallina.
Arata era felice di quel risultato, prese possesso di quell’acqua e percepì che aveva fatto un salto di crescita, poiché adesso era diventata uno Spirito espressione di due Elementi: aria ed acqua. Da Silfide si era trasformata in uno Spirito del Territorio.
Era fiera di se stessa, eppure…le sembrava che mancasse ancora qualcosa. Ma cosa?
Si guardò intorno. Vide le cime di alberi di un boschetto lontano. Ecco! Mancavano i fratelli del secondo Mondo, come aveva potuto non pensarci? Eppure li amava così tanto! Quante volte si era rifugiata tra le fronde di una forte quercia o di un’alta betulla, per sentirsi protetta o per giocare tra i rami? Ora che aveva scoperto che desiderava la loro presenza intorno alla sua conca, non sapeva come fare a realizzare il suo sogno.
Questo anelito struggente la crucciò per molte lune. Si intristì, sognò, pensò, cercò delle possibili soluzioni, senza risultato. Poi, vide un gruppo di pastori che portava un gregge ad abbeverare al suo lago e con le sue dita liquide e trasparenti provó a ispirare il suo desiderio nei loro cuori. Non sapeva se quello potesse essere il metodo giusto, ma lo sperava intensamente. Dopo alcuni cicli solari, vide tornare quegli uomini insieme ad altri. Portavano giovani piante e arnesi pesanti. Per diverse lune lavorarono per piantare degli alberelli tutt’intorno al laghetto. Arata colma di gratitudine inviava dolci note emozionali di ringraziamento ai loro cuori.
Finalmente, dopo un tempo che ad Arata parve lunghissimo, il laghetto fu circondato da una corona di alberi verde scuro, alti e maestosi che si riflettevano nello specchio d’argento e che di notte scambiavano informazioni ed emozioni con lei. Adesso, soddisfatta e fiera dei risultati e consapevole che di aver fatto uno scatto di crescita, si ricordò della Tradizione: «Ad ogni stadio evolutivo che innalza la frequenza/vibrazione di un Essere, deve corrispondere un nome/frequenza diverso, adeguato alle nuove funzioni». Così, avutone dal Grande Spirito del Paesaggio il permesso, da quel momento si chiamò ARARATA. La sua nuova Missione sarebbe stata quella di toccare le corde dei cuori degli umani che si avvicinavano al Lago per sviluppare poesia, amore per la Natura, creatività.
Da quel tempo lontano, il suo corpo luminoso si erge al centro del Lago come una colonna acquea, e al centro di esso c’è un foro circolare, a ricordo della conca che l’aveva accolta. Questo è il suo grande e profondo cuore colmo d’Amore, ed é anche un Portale, un ingresso che porta all’Infinito per tutte le creature, umani compresi, che vogliono entrare in contatto con lei.
Se vuoi conoscere ARARATA, puoi incontrarla al Lago di Meugliano, in provincia di Torino.
Quando arriverai sul luogo, ricorda di offrirle l’essenza di un fiore, o di inviarle il ricordo di una bella emozione o di un colore luminoso: riceverai Amore, Pace e l’Ispirazione per qualche buona idea da realizzare…
(NOVEMBRE 2018)