KEICHU E LA FARFALLA BIANCA (ALL’OMBRA DELLO ZEN) di Grazia Valente
KEICHU E LA FARFALLA BIANCA (ALL’OMBRA DELLO ZEN) di GRAZIA VALENTE
Keichu era la disperazione dei suoi genitori, una coppia benestante che viveva fuori Tokio. Il ragazzo non studiava, spesso marinava la scuola e passava il suo tempo chiuso nella sua stanza con i videogiochi.
I genitori si rivolsero a un maestro Zen e gli chiesero aiuto.
Che cosa possiamo fare con nostro figlio? Se continua così, non ne verrà fuori niente di buono.
Il maestro ascoltava e meditava. Poi disse:
dategli la compagnia di un gatto. Giocherà con lui e non penserà al resto.
I genitori regalarono un bel gattino al loro figlio, ma questi lo chiudeva in un armadio, infastidito dal suo miagolio.
Allora prendetegli un cagnolino, lo porterà a passeggio e non penserà al resto.
Ma di portare fuori il cane Keichu si rifiutava e anche il cagnolino non gradiva la sua compagnia e gli abbaiava contro con cattiveria.
Provarono con un cardellino, ma Keichu gli aprì la gabbia e lo fece volare via. Del pesce rosso gli dava fastidio quel suo nuotare in cerchio continuamente e coprì la boccia di vetro con un berretto. Il ragazzo disprezzava gli animali e loro ricambiavano.
Una mattina di primavera Keichu come al solito aveva marinato la scuola e se ne stava sdraiato sul divano a leggere fumetti quando, dalla finestra aperta, entrò una farfalla bianca che si posò sulla sua mano. Keichu la scacciò malamente, ma la farfalla subito ritornò e si fermò sulla sua gamba. Keichu si alzò di scatto e cercò di prenderla, ma la farfalla volava veloce e si posava ora qua ora là, finché rimase ferma sul libro di scuola che era sul tavolo.
Vattene! disse Keichu, mi infastidisci.
La farfalla rimaneva immobile sul libro.
Keichu afferrò il libro che si aprì su una pagina. La farfalla si posò su quelle righe e sembrava lo fissasse.
Il ragazzo intanto, nel tentativo di catturarla, aveva buttato lo sguardo sulla pagina e, quasi senza accorgersene, aveva iniziato a leggere. Era una pagina di geografia, si parlava di foreste e degli animali che le abitano.
Intanto il tempo passava, Keichu leggeva, la farfalla sembrava sparita, quando la vide ferma sull’orologio da tavolo, che segnava il mezzogiorno. Com’era volata quella mattina!
Dopo aver pranzato Keichu ritornò nella sua camera e trovò la farfalla sul cuscino del divano dove lui era solito riposare. Questa volta non la scacciò malamente, ma le sfiorò le ali con delicatezza e lei lo lasciò fare. Com’erano belle! e quale candore avevano!
Keichu fantasticò che quella farfalla fosse in realtà una bella ragazza, imprigionata in quel corpo da un sortilegio. Il suo comportamento era strano, certe volte sembrava quasi che volesse parlargli. Sostava spesso sulle pagine dei libri di scuola, come a indicargli qualcosa. Keichu allora apriva il libro e si metteva a leggere. Non erano poi così noiose, quelle pagine. Mentre lui leggeva la farfalla lo guardava.
Gli insegnanti di Keichu notarono un certo miglioramento negli studi e ne parlarono con i genitori, rallegrandosene.
Intanto nella stanza di Keichu la farfalla bianca aspettava il suo ritorno da scuola. In due si studia meglio, no?